Il tocco magico

scritto da Sanfedista il 1 novembre 2007,15:44

Quando il ridicolo diventa sensazionale hai il tocco magico.

"Dovrete passare sul mio catetere!" esclamò all’infermiere. Era terminale e lo sapeva, ma era dibolicamente egocentrico, drammaticamente affascinante, ancora bellissimo, con occhi guizzanti. Aveva predisposto tutto per il suo funerale, la Chiesa, le 34 vergini disperate per non averlo avuto, una per ogni anno della sua vita. Che poi, noi, come le trovavamo 34 vergini? L’unica che conoscevo era una poveraccia, vergine perchè scartata anche dai marinai liberiani in rada nel golfo. Ma la richiesta più assurda era "Mi vendo" come marcia funebre. Insomma, oltre la difficoltà di reperire una vecchietta con il cuore tanto robusto da sopportare l’esecuzione del pezzo, avremmo anche dovuto spiegare i motivi della scelta al sacerdote dei Salesiani, questo davvero non si poteva, altrimenti lo avrebbe fatto trascinare in terra sconsacrata da una quadriga di maiali… Ma era così, come quando, fidanzato plurimo, era riuscito a dire a tutte le sue donne una data diversa di compleanno per festeggiarlo senza problemi con tutte e tre, il dramma arrivò a Natale, che è uno, poco ci mancava che si fingeva Mussulmano, insomma riusciva a premeditare i tradimenti, il dolo c’era. Durante poi uno scalo a Dubai, cercò disperatamente alcolici in albergo, voleva assolutamente bere, era Ramadan, insomma la questione era ostica, che fece? Tornò in aeroporto ammiccò uno pilota olandese palesemente Gay e si fece raggiungere in albergo con gli alcolici del bar di bordo, ovviamente, il pilota puntuale all’appuntamento con gli alcolici fu mandato in bianco, ma lui bevve, in più in preda al primo alcool chiese se poteva reperirgli qualche hostess; sento ancora il rumore della caduta che fece dopo il pugno preso. Gli olandesi picchiano. Negli ultimi giorni, aveva affinato le richieste, la tomba non gli bastava più, voleva un sepolcro, mi mostrò le foto di un santuario Induista, voleva anche un personalissimo esercito di terracotta, con le riproduzioni dei suoi miti, Maradona, Oscar Wilde e anche Hannibal di A-Team, voleva inoltre le statue dei suoi amici, delle sue ex, tranne di una, e dei parenti. Lo voleva davvero non era tanto per dire.  Mi ricordo anche quando a 18 anni prese la Maserati del padre e fermato dai carabinieri cercò di convincerli che era 1.4 di cilindrata, 250mila lire di multa. O quando per il compleanno della zia Beatrice (84 anni) le inviò 24 rose rosse, frimandosi Franco R. il nome e l’iniziale del cognome del sacerdote della parrocchia alla quale era devotissima, il biglietto recitava più o meno così "I tuoi peccati non confessati diventano miei desideri irrealizzati".E’morto alle 12 di domenica, in tempo per il Brunch…Il funerale è stato formalissimo, senza Mi Vendo le vergini e il resto. Ma in una cosa l’ho accontentato, tornando a casa, dopo le esequie, ho messo "Casablanca", ed ho pianto, come un disperato senza sosta, alla sera l’ho lasciata, non l’aveva mai retta, una settimana dopo ero in volo per le Filippine, così gli potrò finalmente dire se erano così pulite, ordinate, se tutti giravano con camicie perfettamente stirate e il profumo di Nelsen piatti fosse l’aroma più diffuso, lui aveva sempre asserito questo; questo glielo dovevo, ora mi manca, mi manca come manca il tocco magico, come un cappello Panama a luglio, come quell’ultimo sorso prima della nanna.

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Ricordo…

scritto da Sanfedista il 22 ottobre 2007,17:51

Qualche volta, nel silenzio della stanza parte la musica di zucchero filato, uno dopo l’altro volano via tutti i ricordi.

Non puoi farci nulla, prima un paio di occhi, poi un gesto lentissimo, un piccolo neo,  un imperfezione dei denti, piccoli granelli che appartengono ad altri, ormai. Sempre avvolti dalla penombra reclamerebbero un posto migliore, ma non v’è più lo spazio non c’è più un luogo che debba contenerli, uno dietro l’altro, rapiti da una fisioligica patologia, muovono galleggianti verso uno posto sempre più indefinito. Li seguiamo con il dito, l’indichiamo a noi stessi, la mano fa male però, e il tempo che si passa ad indicare deve essere speso per accarezzare, descrivere, intuire, toccare. Dopo, il tutto è perso dagli occhi e si solve in un liquido sempre più copioso, arriva il nuovo corso e per il vecchio rivolo è tempo di scorrere via, solo un sasso magari si pone sul fondo, ve ne sono altri ma non formeranno mai una diga, mai per me. Magari sentirò il rumore della risacca ma sarà confuso dai passi dell’amore che si tuffa, gli schizzi, di nuovo lo zucchero filato ma è per un nuovo giro, il più bello. 

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