schemi mentali

scritto da sanfedista il 25 gennaio 2012,19:55

Dire, Fare, Baciare, Lettera o Testamento?

Grazie agli schemi mentali la mosca sbatte ripetutamente sul vetro
Non diamo l’unica risposta esatta, perché sembra inopportuna
Fissiamo la luna, ma per correttezza anche un po’il dito.

 

Dire, Fare, Baciare, Lettera o Testamento?
Tutto. Perché le suddette proposte possono essere concatenate, o le une conseguenze delle altre, anche in ordine differente. Quindi rispondo: tutto. Dico, faccio, bacio, scrivo una lettera e faccio testamento (le cose potrebbero riassumersi in un’unica azione). Non applico schemi mentali e quindi non mi precludo di fare le cose in istantanea contemporaneità. Fossi diverso sarei, un tram su un binario, un criceto in una ruota, un minuscolo borghese o un morto. A quel punto avrei fatto bene a non fare testamento, per non cadere proprio all’ultimo in uno schema mentale. Che si scannino per l’eredità e che vinca il più forte o il più empio.

 

 

 

 

 

sensazione notturna

scritto da sanfedista il 20 dicembre 2011,00:01

 

 

 

Un ago di freddo mi punge sul labbro
mi sfioro con l’unghia, m’incido con dente
attendo una stilla di sangue
niente

Allora corruccio in smorfia il mio mento
col polso sfregio più forte la bocca
ancora nulla 

Rimordo. La pelle ora cede
un sapore ferroso e una lacrima rossa

Inappagato da una suggestione errata,
mal valutata
mi disinganno col dolore
che certo e vero muta sempre il dubbio in assillo
e tutto risolve 

 

 

 

 

 
 

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Drastico

scritto da sanfedista il 5 dicembre 2011,22:45

 

 

Il segreto per un buon Martini è certamente non lesinare in quanto a Martini.
Spesso capita di trovare terribili Martini acquosi che ti fanno sembrare ottime le patatine rinsecchite e mangiucchiate dai piccioni.
Girandolare casualmente senza vento può apparire alquanto miracoloso un po’come se ti si addormenta il braccio poi pensi di esserti messo in una posizione strana. Ma invece no ed allora ti rimarrà per sempre il dubbio del perché.

 


 

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Considerazione prenotturna

scritto da sanfedista il 14 giugno 2011,22:35

Ed una rosa s’apre tra mille in giardino
la statua di pietra di guardia al pruneto
all’antro segreto del biancospino.

Le altre attendono il sommo momento
un alito, il vento, lontano passante
laggiù sulle piante rinomina il verbo

e da solo rimango tra orti e pensieri
la nebbia dei ceri l’illumina a giorno
ricordi e speranze si mischiano in crasi

I vasi, mal tollerano la troppa terra
farfalle sull’erba senza conforto
poichè bocci son mille e sol’uno s’è schiuso
smarrito il confuso, lo taglio di netto.

 

 

 

I dadi

scritto da sanfedista il 27 marzo 2011,19:26

riprendo in mano il dado
lo tiro su dal sei
lo tengo stretto e scivola
sapone ma in pugno è cenere

scorre sul panno verde 
con occhi sgranati e stupidi, 
la folla mormora “è lei”
e io sorrido e cado:
rivedo il sei

per un secondo fioco
balugina in  mente il tre
la sorte instabile claudica
fa caldo nella sala

tremo e temo l’uno
un quattro, un volo e gira
la folla beve e fuma
e il dado si consuma, la luce si muta in pira

una mano tra i capelli
la sento e ritrovo il sei
ma poi rivedo l’uno, ancora l’uno
la mano scorre, fuori fa quasi buio

rallenta il giro,
silenzio, s’arrestano le macchine 
anche i profumi evaporano
i pensieri la sentono e s’aprono

socchiudo un poco gli occhi
ma cosa resta sul tavolo?
la sua mano ferma il dado
lo nasconde e lo guarda solo lei

poi con la voce al mio orecchio:
il tempo s’allunga in linea,
il cuore che in petto rotola…

“il sette l’impossibile!”
annunzia

 

 

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Consigli.

scritto da Sanfedista il 17 febbraio 2009,10:39

Io vorrei che si leggesse la poesia. Ho letto più poesia che prosa e sono convinto che se la prosa nasconde in se l’arte dell’esistere la poesia cela il senso del dubbio sull’esistere. E’ un confine molto labile ma significativo. Ne parlavo ieri sera prima di cena. Mi sono tornati in mente i vari, Gozzano, Marinetti, Boito, Camerana e Caproni. Non che io ultimamente mi dedichi ai simposi letterari, stasera ammettendo un mio vulnus mi getterò spudoratamente nella serata sanremese, però credo che se si leggesse una poesia ogni tanto, senza impegno, potremmo ampliare di un po’ la nostra prospettiva e magari spiegare con parole di altri quello che ci piacerebbe dire di noi. Non è poco.

Il mio verso preferito è questo:

là dove il riverbero più cuoce / e il nuvolo s’abbassa, oltre le sue / pupille ormai remote, solo due / fasci di luce in croce. / E il tempo passa.

Montale, Mottetti, XIX.

Ma vi consiglio pure di leggere "Lezioni di Anatomia" di Boito -sorprendente- e "Il mare brucia le maschere" di Caproni, anzi questa l’aggiungo concludendo, poi fatemi sapere.

 

Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.

Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l’arte d’esistere.


Giorgio Caproni

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