La notte

scritto da sanfedista il 1 dicembre 2015,16:45
la fiocina a punta, quel colpo di biliardo,
lo schiocco, lo stendardo, quel vento a primo giorno.
La scala al paradiso? io scivolo all’inferno
rincorro sul tuo viso le lacrime dolcissime
son lame all’imbrunire le righe del quaderno.
mi  ascolti nel rumore, ti vedo nel silenzio
e afferro con le mente il sonno tra le dita
scompare velocissimo.
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gli altri

scritto da sanfedista il 20 aprile 2015,16:07
e a spalancar le braccia mi son slogato;
un fiore rosso all’asola del bavero e nemmeno più un’ ape;
l’attenzione per quello che facciamo è un telefono che squilla a vuoto.
un rumore lontano, chiuso nella stanza accanto, che quando lo sollevi è libero di nuovo,
e addosso solo il fiatone della corsa, in ritardo e il disappunto per un inutile disturbo.
non ammettiamo che il ritardo era nostro e che magari dall’altro lato un “mi manchi”, un “attento”, un “son qui”, un “ti amo”.
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BUIO

scritto da sanfedista il 17 aprile 2015,16:19
nel centro esatto della notte. nel germoglio più rigoglioso, l’ultimo secondo di buio che esploda in alba. nell’ora in cui più s’affatica il lampion a render fioco il nulla. e il trascorrer del tempo è giacca che a una mano nera s’incaglia e strappa. ed anche la polvere sul cubetto di pietra del manto s’appesantisce di buio; minuscola, quasi all’uomo inapparente è buia anch’essa e adagiandosi nello scuro s’amplia a dismisura divenendo essa indiscindibile dall’immenso. unendosi all’oscuro diventa il tutto presente, che avvince colla forza anche la montagna, un grano di polvere di strada al buio.
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ed i passi che ho perso

scritto da sanfedista il 27 novembre 2014,17:14
camminando sulla via verso di te
mi concentravo sul suono del passo successivo
lo immaginavo come se fosse diverso dagli altri.
Un forte rimbombo in antro
una gocciola su foglia di papiro
il rumore di un pennello su canapa di tela
il tacco rompe il cristallo e cammino sui vetri
uno schianto
un panno di cotone strappato
una pentola che sfrigola di fritti
un masso nell’acqua
ed il rumore delle tue ciglia che ancora non conosco
o la tua bocca muta
ai miei passi che da te si allontanarono
quando fantasticando sul passo successivo
finii per perderlo del tutto
e per ricordare allora il rumore dei passi
non potei far altro che girarmi e ripeterli al contrario.

il filo, la caverna, la primavera,

scritto da sanfedista il 30 novembre 2013,22:30

ogni tanto provo a illuminare il buio della grotta

cadenzo la torcia, accesa/spenta, accesa/spenta

ad immitar l’sos che vidi una volta in un film di guerra.

Sono qui con l’estremo della corda in mano, il mio estremo

e di tanto in tanto lancio un urlo dentro

nulla; ribolle solo il vento che inarca la spelonca.

Comincia a piovere ed io fuori strattono un po’ la fune,

impaziente, che di te non ho più senso

la mia Arianna. Non ricordo nemmeno quando entrasti,

se era giorno, notte, estate o inverno, forse autunno.

ma mi dicesti tieni stretto questo, è il filo, il nostro.

Ed io con il filo in mano temo sempre di più sia solo mio

ma non lo lascio e vado via, fosse anche che aspetto solo buio

che da dentro non esce.

e tu magari sei sbucata all’altro capo abbandonando il cavo

ti sei gettata nella primavera. Oppure no e già da ora stai invertendo il passo.

Io non lo so e nel dubbio, che è la ragione nella  speranza, continuo fermo

e, intanto,  mi riparo dalla pioggia.

eri come fra’ Dolcino

scritto da sanfedista il 20 novembre 2013,16:35

“Penitenziagite” solevi ripetere.
Sgorgante giallo dal cranio 
il pensiero che s’alterna al silenzio.
Rumore pensato, in strisce affettato,
lo usasti per foderarci la stanza,
…col pensiero…che uso bizzarro.
Potevi ben stenderlo come tappeto in navata
L’Ave Maria, la grassa cantante,
che rompe di nuovo il pensiero, sudata.

 

“Penitenziagite” solevi ripetere.
Eppure a ripensarci, lo schiocco del fustigo non ti piaceva affatto
e il nerbo lo scartavi anche dal filetto
e quante storie, quanto il filo retto
ti piaceva tracciare. Da un lato e dall’altro.
“In mezzo non c’è niente!”
E se io in medio andavo a cercare, lo sciagurato ero io
che trovavo, non tu che seguitavi a celare.
Tant’è che quando scovavo, dicevi “no, no era altro, non questo”.

“Penitenziagite” solevi ripetere
Sgorgante giallo dal cranio
il pensiero. Ancora una volta
credevi di incidere su un lato di marmo
scrivevi in realtà su vetro appannato
che pure allagando di nuovo il mio bagno
non emerge dallo specchio altro che il mio volto offuscato
incorniciato, come sempre da una tua scritta che proprio non leggo.

 

 

 

c’era una volta

scritto da sanfedista il 6 febbraio 2013,22:56

ed il fumo che sale da chissà quale

sigaretta,

un camposanto di mozziconi tra i denti schiacciati

100 becchi gialli riposano in groviglio

e se non scorgo quello che ancora si consuma

per me ardon tutti in unico giaciglio

e ci impazzisco, vi assicuro,

vorrei riveder per un istante sotto la bragia

il diamante che brilla,

il carbone rossastro,

la scintilla

di quell’ultimo tiro

che tanto m’appartiene da non sopirsi mai

che va’avanti a strinare distante dalle mie labbra,

come un urlo che caldo di fiato

non si raffredda in lontanaza

ma continua a vibrare

 

 

 

 

 

 

scritto da sanfedista il 8 ottobre 2012,13:06

 

tra un passo e un altro
che compio
mi ritrovo nel silenzio
dove c’è per me
il vero movimento

ancor prima di appoggiare
la punta al suolo
ho già volato avanti
per giorni
e nell’infinito muto
galleggio rapido
e gli spazi si contano
in passi da spendere
dove lo spostamento sta
nell’attesa del cammino 

 

 

 

Gustave Caillebotte (1848-1894)
I piallatori di parquet
1875
Olio su tela
Cm 102 x 146,5

 

 

 

 

 

 

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tanto è inutile

scritto da sanfedista il 3 settembre 2012,22:54

I Cubetti di mercurio
Non li scioglie nemmeno il martini
Le sigarette non sono torce olimpiche
Che se mi fermassi ora non sarei un bel fossile tra  30 milioni di anni. 

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che salta come rana lacustre
di ninfea in ninfea
luce verde arborea è rete d’aria
che accalappia moscerini, zanzare e pensieri
i volumi maggiori pesano e non spiccano nemmeno in volo
fisica, meteorologia e  fantasia
complottano in segreto affinché il peso non s’alleggéri
il vento non spiri e il sogno si perda nel respiro pesante
e come il buio non superi la notte. 
E se per caso poi vince e vola è illusione ottica, follia o suggestione.
Dietro un grosso masso non ci può essere un unicorno
e se pure lo scorgi, e ne sei certo, taci, tanto loro distoglieranno lo sguardo
e rivolti al cielo, stupiti, costateranno che c’è il sole.
Bella scoperta. 

 

 

 

 

 

 

 

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nausicaa

scritto da sanfedista il 1 marzo 2012,23:21

 

Ma dov’è Nausicaa?
è ritta sul poggio che l’immoto mar scorge
come di ghiaccio.
Le remi incrostate su spuma gelata,
la risacca è musica di cristallo purissimo
suonata, filata, come di zucchero lieve

La spiaggia? tempesta di neve
e attende un solo secondo
ma è tutto un unico istante se il tempo non corre
che non ha nome se non semplicemente, nuovamente, “tempo”.

Dimora inchiodata nel giorno che viene
archiviato al futuro. 
E nemmeno si scivola con tutto quel ghiaccio.

 

 

Fortunatamente il mio cervello percepisce maggiormente le distorsioni delle armonie. Sapete che sono stato in grado di ballare solo nella stanza vuota e al buio, con questa musica? Quella che segue…
com’è fantastica la mia vita, assaggiamo tutti un po’ di palco la città sarebbe una fantastica platea, sbigottita.  Il resto che noia. Sorridere da soli. Non c’è nulla di meglio. Vi prego sorridete quando siete soli e guardatevi da fuori. Immaginatevi con grandi orecchie da asino ed avrete  pagato il prezzo per entrare nel mondo dei balocchi. 

 

 

…notte…

 

 

 

 

 

 

 

 

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