Napoli

scritto da Sanfedista il 25 settembre 2007,12:01

Guardo passare i grandi Barbari bianchi.

Napoli allo stadio attuale è la città più decadente del globo. Napoli è un continuo puzzo di sangue e basilico, un pinnacolo dorato nascosto da un’erba fitta che fa rilucere l’oro dei fregi. IL sabato sera s’inseguono sul lungomare bestiole nelle loro automobili imbottite di musica dubbia. Le stesse bestiole infestano la città come un invertito un asilo nido. Abusano delle vie, stuprano i panorami e si cibano della loro stessa prepotenza, non accorgendosi mai (questo genera il mio odio) di che teatro stanno calcando, di quanta bellezza vi sia di contorno; ce ne sarebbe abbastanza da poter dare senso ad un intera esistenza, ma non sono educati a tale culto nè riescono con le proprie forze a guardar un po’ oltre. Ma sono così, sciamano via, tornano nelle loro piccole ed umide abitazioni ad idolatrare cantanti e a sognare calciatori di cui non avranno mai l’abnegazione. La domenica mattina presto, però, Napoli risalta nella sua generosità, sgombra finalmente da gran parte di quegli insetti, si veste a festa e si lascia amare da chi ha il gusto per la felicità.

Il dimante risalta sul fondo nero. La forza di Napoli sta nella sua bellezza, è una bellezza che è talmente presente che trova vita sotto il bombardamento che brilla ancora di più su un fondo nero, come un diamante.

Lo spirito che lega Napoli indissolubilmente a Verlaine è il fatto che essere alla fine della decadenza gli conferisce ancora più forza e ancora più fascino; il barocco che si specchia in una latrina diventa, se colto, un premio impagabile, che nessun’altra realtà al mondo può offrire.

Napoli nel 2007 regala al visitatore le stesse emozioni che provarono gli esploratori vedendo Angkor Wat, svelata dopo secoli, nel cuore della giungla Cambogiana. Il premio nella ricerca appaga l’occhio più che la bellezza nuda, l’infinità completezza di Napoli offuscata da parte della popolazione rende la città il vero posto dove ogni amante dello spleen dovrebbe prendere dimora.

…Un proiettile infrange un rosone, per qualche istane il cielo è colto da una febbre, si scheggia di colori, tu cogli la bellezza prima che rimanga solo una danno da riparare.

Napoli.

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La sigaretta

scritto da Sanfedista il 22 settembre 2007,16:05

E mentre accendo la mia sigaretta davvero capisco la piccola fiammiferaia.

Due o tre boccate e mi trovo ad essere l’ultimo capo dei banditi, un’altra e mi sento Sartre, un ultima accende nella stanza la musica che suonava Sam al Ric’s American Bar. Eppure, davvero, oggi mi guardano quasi fossi un piccolo residuato di un’era diversa, un animale rinchiuso in un manuale di criptozoologia. Un accendino lucido con le iniziali, il pacchetto, uno scrigno magico, sono l’ultimo modo per trarre piacere davvero controcorrente. Forse hanno ragione gli altri, forse sto correndo disperatamente verso la morte avvicinandomi boccata dopo boccata all’ultima. Liberandomi dalle scontate dissertazioni sull’ineluttabilità dell’evento, mi focalizzo sul piacere del fumo. Non c’è ambiente rispettabile che non sia avvolto dal fumo, oggi gli ambienti, diventano, per l’appunto, sempre meno rispettabili e la coltre di fumo scompare rivelando lo squallore. Una conversazione senza un fumatore è come Versailles illuminata a neon.

Nullum est vitium sine patrocino, non c’è vizio che non possa essere difeso, troverete scritto questo nel mio portasigarette ma è una frase sbagliata che feci incidere con tutta fretta e della quale mi pento. Non voglio difendere il vizio del fumo, non voglio difenderlo poichè lo subisco passivamente, poichè non posso far nulla per impedire alle mie mani di cercare in tasca l’accendino ed abbandonarmi così ai sapori familiari del fumo che impasta la bocca. E’ debolezza, certamente, ma la debolezza, in questo caso, è rimedio più che colpa.

Anche il rumore che fa la sigaretta quando si accende è mistico, sfrigola come i primi rami umidi del camino. Il fuoco poi fa la sua parte; con il fumo è come se assumessiomo del fuoco e restituissimo al mondo il nostro respiro visibile, vedi ciò che espiri.

Tutte queste suggestioni rendono il fumare un piccolo rito, come la barba di mattina,  che diventa un segno d’amore per se stesso, paradossale, una piccola attenzione a se stessi l’accendersi una sigaretta? Forse no, ma anche la piccola fiammiferaia sapeva a ciò a cui andava incontro, sapeva che la sua favola, la sua vita quindi, si sarebbe interrotta con l’ultimo buio generato dalla fine del suo ultimo cerino eppure non lo conservò per anni, interrompendo la storia e salvandosi la vita, ma lo fece strusciare sul ruvido e s’abbandonò alla sua magia, un po’ quello che facciamo noi fumatori.

Vi è venuta voglia di una sigaretta vero? Io scrivendo ne ho fumate 3, a voi speculare se sono un fumatore accanito oppure se sono molto lento nel ricercare e nello scrivere…

Concludendo il fumo uccide, il fumo nuoce gravemente alla vostra salute, il fumo rovina la pelle (sic) e provoca il cancro e malattie cardivascolari, non vi ho dissuaso dall’accendervela? Peggio per voi, meglio per me…al mondo già si sta troppo stretti…ed io, vista la mia giovane età, confido nell’immortalità.