Gabriele D’Annunzio, il mio cenacolo ideale pt V
1863-1938, Compositore di vicende umane.
"L’uomo a cui è dato soffrire più degli altri, è degno di soffrire più degli altri."
Ci sarei arrivato a lui, non sapevo quando. Se solo chiudessi gli occhi affonderei la mia notte nell’inchiostro; li ho aperti e gli spazi, seppur immensi, mi constringono come un falco legato. Bene, D’Annunzio è la musica disco degli anni settanta, ho osato vero? Non voglio dissacrare ma è l’unica immagine che mi viene, un sublime amato dal popolo, il dono del fascino fatto, per la prima volta, chiarezza. Agli austriaci cioccolatini in cambio di merda e un biglietto: "Ognuno dona quel che è". Brillantini immillati dalla stroboscopica. Divisa fuori ordinanza solo perchè più raffinata, la riforma delle giacche per ufficiali non l’accettò mai. Anarchica eleganza? Vado oltre, mi fermo, chiudo gli occhi e lo vedo scendere con "Can’t take my eyes off of you". Chi non ce lo vede non lo ha capito.
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