Prima mattinata insolita. Alle 8.00 avevo un appuntamento in Via Barberini, credo davvero utile, molto utile anzi. Alle 8.30 ero in Taxi per raggiungere il lavoro all’EUR- Il tassista dopo un po’ mi fa con tipica voce omossessuale da stereotipo, v. “il vizietto”, “Io la ho già accompagnata, non è la prima volta che ci vediamo”, si mette male io gli faccio “ah non ricordo, per che tragitto?”, lui risponde pronto “Via Bixio – Eur”, bingo! e aggiunge “un bel ragazzo così mica lo scordo”. Sorrido e non rispondo. Passato il primo sconforto per il complimento inatteso alla fine me ne compiaccio. Stamattina sono davvero bello, abbronzato, magro, con un paio di pantaloni beige e una camicia azzurra. Il mondo è decisamente mio.
No, non è un outing. E che Mary Poppins è di fatto l’emblema della razionalità a tutti i costi. Mary Poppins ha un inizio e una fine. Si sa che al prossimo vento dell’est andrà via. Badate, dopo aver incasinato parecchie vite. I bambini sono ora abituati a girare le campagne inglesi su cavalli da giostra parlando con gli animali da cortile. Ma ha incasinato pure la vita di Bert, ovviamente. Bert è un maledetto romantico, decisamente irrazionale, una sorta di Baudelaire per bambini. Innamorato chiaramente di Mary se ne frega di sovvertire l’ordine naturale delle cose. Basti vedere la struggente dichiarazione d’amore che segue in video, a cui la “razionalissima Poppins” cerca di portare tutto a ragione con frasi che sminuiscono la portata delle sue affermazioni. “Via Bert, niente pazzie per favor” oppure “oh andiamo”, “sei proprio svitato”, e giù di lì. Mary non vuole perdere il controllo.
Perchè? Ci ha messo tanto ad essere padrona di se stessa ed ora semplicemente non vuole rinunciarvi? Non vuole rinunciare alla vita come la voleva? Forse semplicemente non gli piace Bert per quel senso di irrazionalità che lo contraddistingue. O forse la vita dai Banks gli piace e non vuole lasciarla per un salto nel buio con uno spazzacamino. Troppe domande a cui solo Mary potrebbe rispondere, ma tanto si sa che tacerà e volerà via. E i bambini cosa imparano? Che Bert è un folle mattacchione inconcludente, senza un lavoro stabile, anzi con un lavoro poco dignitoso come lo spazzacamino? Potreste dire che il film funziona proprio perchè ci sono Mary e Bert, potrei rispondervi di sì ed è forse questa la vera risposta.
E al terzo squillo di tromba il fuoco fu eccitante. Un’unica, completa, erezione nucleare. Gli arcangeli dell’apocalisse si manifestavano ballerini. “E’ arrivato il circo in città” urlavano le voci.
Tutti posti di terza fila vista lampi, fiamme ed un ardore insopportabile. Un ardore umido tipico del secondo prima dello scroscio agostano. Quando si aprono le dighe dal cielo superiore e la potenza si manifesta inequivocabile. Piccoli lampi, incerti, già baluginavano da ore all’orizzonte con una perfezione simmetrica naturale. Lucrezio irride Kant.
Frustrazioni etiliche osannavano al cielo e gli altari dell’uomo erano tavolacci con bottiglie di vino di capienza immisurabile. “Avrebbero potuto dissetare un intero treno”. Crepe già traballavano le sedie; una con una gamba in bilico sul buio nulla fremeva, scoppiettando come canapi bagnati e tesissimi.
Il mare denso come i tuoi capelli affogava su se stesso. L’epiglottide dei fondali, serrata, impediva alle onde ogni movimento. Il mare aveva perso il senso di libertà per cui era stato riempito. Un sole giallo stampato su un telone su cui si scontravano gli ultimi esploratori come mosconi su un vetro. Ma senza il caratteristico ticchettio.
E dalle ferite grandinava sangue, sangue di pensieri già pensati e ripensati, raggrumati in obblighi e direttive imprescindibili, im-mo-di-fi-ca-bi-li. “Se il destino trionfa l’uomo è schiavo”.
La velocità sopravvive e investe tutto in urto. Il vento. Il vento si manifestava solo come forza dinamica, violenta, che ti schiaffeggia i polmoni atrofizzati. Tessuti oramai meccanici, privati dalla funzione romantica del soffio della bolla di sapone.
Le mani non affondavano più nella sabbia calda della spiaggia di giugno, che con un solo piccolo gesto un brivido di calore ti cinge materno. Delle mani nella sabbia restavano solo i granelli sotto le unghie.
“E’ arrivato il circo in città”, a squarciagola urlava un bambino. Tutto si placò. E fu solo amore. Di nuovo amore.
A trovare non ci vuole nulla è a perdere che è difficile, in tutti i sensi.
Io, un amico e circa altri 60 mila napoletani ieri non sapendo che fare abbiamo deciso di investire parte delle nostre risorse andando allo stadio. Abbiamo visto infranta un’epica condivisa illusione. Ora l’illusione non è come il dolore, che se è diviso è meglio sopportato, l’illusione per stessa definizione è l’istante prima della disillusione e la disillusione con più è condivisa più e cocente. Disilludersi da soli fa meno male che disilludersi in mille, diecimila o semplicemente in due.
La squadra stanca, il pubblico sorrideva amaro non riconoscendosi più nella situazione, ci si guardava tra di noi aspettando un cenno che non arrivava, palle perse, gol mangiati, preludio alla tragedia sportiva. Sigarette infinite, silenzio, due reti prese e giù al tappeto, silenzio, silenzio e applauso finale da chi ha dato tutto quello che poteva da chi semplicemente “non doveva finire così” ma tant’è…
La colonna sonora di Bill Conti di seguito è perfetta, si divide esattamente in tre parti: illusione, disillusione e speranza.
Tobruk, Bengasi, Misurata…quanti docili ricordi.
E il mio pensiero ritorna a quei giorni di colonizzazione, in cui progetti, visioni, gerarchie e ranghi erano ben definiti.
Noi, italiani, e loro, i libici.
Docili, felici, pronti. Si migrava noi, si andavano a piantare vigne, uliveti, frutta. Del petrolio ce ne fregava, perchè noi siamo italiani e il petrolio non è per noi una priorità. Famosa a Tripoli era la "Ditta Baldrini" fabbrica liutaia. Facevamo chitarre, cembali, mandolini. Si giravano pellicole e si correvano gran premi, quello di Tripoli, corso fino al 1940, il più celebre, vi vinsero Varzi, Nuvolari e il nazistissimo Hermann Lang, croce di ferro, che con la Mercedes-Benz W25 trionfò nel '37, '38, '39, per poi lasciare il gradino più alto del podio a Farina.
Ora la guardiamo spaccata e ci siamo fatti umiliare dal colonnello.
Solo un po'di orgoglio, solo un granellino. Schieriamo navi, sganciamo bombe, facciamo qualcosa ma facciamolo.
Andiamo a riprenderci Tripoli e con essa Nuvolari, le case bianche coloniche, il Cinema Italia a piazza Balbo – quadrumviro della rivoluzione – le sigarette Giuba, in originale Giubek ma italianizzate nel 1936 dal Minculpop.
I pati delle ville della nuova borghesia coloniale e le feste in tema aFFricano con piume, struzzi e datteri, con signori in giacche da fumo bianche.
La camionabile balbia e il bel suol d'amore…
Riprendiamoci l'ingenuità, la violenza e la sopraffazione ingenua. Restituiamo twitter, facebook e il tutto così uguale, il politicamente corretto e i gay dichiarati in parlamento. Rivoglio il pudore delle colonie e le lettere di referenza prima di assumere una cameriera. I profumi orientali, i saponi lux e la brillantina.
L'orbace, il Governatore d'Italia per le colonie e l'annesso ministero.
Affondiamo i barconi e riprendiamoci la Libia, il nostro scatolone di sabbia, il petrolio lasciamolo agli altri, abbiamo la sabbia, che con un po'd'acqua ci fai i castelli o ci scavi una buca ci metti un foglio di giornale sopra e la ricopri un po', giusto in tempo per l'arrivo del vecchio zio, che immancabilmente con il suo pizzetto alla Graziani ci cadrà dentro, e tutta la famiglia a ridere, che tanto stava sulle palle a tutti. Anche se la punizione arriverà lo stesso, perchè così deve essere, perchè così si crescono i figli, perchè così sta bene.
Un profumo stampato in testa. Cascata di glicine estiva.
La noia quando è frutto di una scelta è sperimentazione.
Ed il pomeriggio, i pomeriggi, sono teatri perfetti per la prima estate, la tarda primavera, la noia, il glicine e le sperimentazioni.
Il periodo universitario in cui c'era molta libertà e poche responsabilità veniva subito dopo il periodo scolastico in cui c'era poca libertà e poche responsabilità e subito prima del lavoro in cui c'è molta libertà ma molte responsabilità. Scrivere, scrivere e scrivere. Scrivo ininterrottamente da 15 anni, prima per esigenza, poi per passione, ora per lavoro. Dopo il lavoro scrivo ancora, per me e per il blog.
Ma il pomeriggio, alcuni pomeriggi con alcune caratteristiche di luce mi fanno perdere per qualche secondo le mie coordinate anagrafiche ed allora penso che potrei mollare tutto e semplicemente andarmi a prendere un caffè con Gaetano con la sua vespa e il mio Leonardo. Discernere sulle donne e programmare la serata, tanto domattina ci sono i corsi all'università, ovvero nulla.
Ho le parole secche in gola. Il calcio non è uno sport giusto, anzi il calcio è un gioco. Ed allora mi crocifiggo, mi esalto, ammattisco lambendo tutti i deliri inimmaginabili. Perchè nulla che si riconduce a ragione spiega l'amore, la mia passione per il Napoli. Per la sua maglia, per la sua magia, per il pubblico, violento, sanguigno, generoso, spavaldo, irrispettoso, scorretto, premuroso, nobile e mai vigliacco.
Poi il resto è almanacco, ma amare il calcio significa saper ricordare il perchè dei risultati e d'ora in avanti questa sera la ricorderò come una vittoria del Napoli, poi gli almanacchi lasciamoli agli statistici. Perchè il calcio è un gioco, le statistiche sono cose serie.
Dormire è un viaggio a cui non sono mai preparato. Perchè mentre dormi non puoi fumare, parlare, ragionare e scrivere. Sei permeabile come una spugna e indifeso. Nel sonno non c'è sarcasmo, risposte pronte, sguardi sprezzanti e amore. Solo inconscio che tutto annebbia e confonde, e poi mentre dormi fuori è notte, che scompare quando ti svegli.
Nel normale del mondo ci metterei anche i tuoi mali stagionali. Anche a stagioni invertite: mal di gola estivi da condizionatori e torpori invernali da termosifoni.
Nel bello del mondo ci vedo anche i tuoi bronci, le tue rabbie momentanee.
Nell'allegro del mondo sento anche le tue depressioni imprevedibili e brevissime.
Per me la logica matematica degli elementi è in piena sintonia in quei tuoi discorsi assolutamente irrazionali, alle volte sconclusionati, che tendono solo ad allontanarsi il più possibile dalle mie convinzioni, per spirito di anarchica contrarietà.
E' arte il tuo rifare il letto seccata. E' retorica efficacissima il tuo convincermi nel fare cose che la mie pigretudine mi vieterebbe assolutamente.
Le tue domande scettiche su libri, dottrine, film, musica e religioni, e su altre cose mondialmente assodate e condivise, fanno sempre vacillare le mie certezze.
Nel buono del mondo ci metto anche il tuo cinismo nelle piccole cose e delle varie minoranze.
Nella fisiologia ci metto la tua ipocondria.
Nel canto, nella grande tradizione musicale, per le mie orecchie sono i tuoi silenzi innervositi.
Tutte le cose che ad un occhio distratto potrebbero sembrare debolezze, per i miei sono tasselli di una perfezione superiore di cui tu sei portatrice, che mi tiene legato a te, ostinatamente, consapevolmente, irrazionalmente e, temo, eternamente.
I lati positivi poi rimangono assolutamente marginali, appannati, perchè amare il bello non è amare: è semplice e inconsapevole consuetudine. Amare il buono è viaggiare per inerzia, quei viaggi che poi non ti ricordi il tragitto ed allora è come non muoversi, chilometri macinati e basta, rischi poi di chiederti anche il perchè.
Affondare negli spigoli, strusciare sul ruvido – amarlo – lascia invece segni indelebili; se li perdessi lo stesso sapore di un'esistenza rischierebbe di diventare sciapo. Perderei l'appetito e il nutrimento.
Cinico Giurista e Critico Letterario su un quotidiano. Felice guidatore di una automobile cabriolet, amante del teatro e del cinema, di Gozzano e Marinetti. Amante di Se stesso. Informatore sofisticato per lettori privilegiati.
odi et amo
Odio : La volgarità
Amo : Sigarette francesi, gauloises.
Accendere le stesse con un accendino di metallo o con un fiammifero, adoro il rumore del fiammifero e il suo profumo.
Salmone scozzese, lo preferisco molto al norvegese.
Whiskey irlandese di marca Jameson.
Sigari di dimensioni “petit corona” marca Montecristo.
Ascoltare musica brasiliana.
Luci soffuse e penombra per riflettere di sera.
Non abbassare mai le persiane andando a dormire, amo risvegliarmi col sole.
Collezionare piccole cose di cattivo gusto, trarne la bellezza.
La velocità, le automobili inglesi, o le classiche sportive italiane, comunque automobili che mi diano risposta pronta nel momento in cui pigio l’acceleratore.
Sentire vecchie canzoni italiane e i Queen.
Amo anche la musica trash.
Indossare la cravatta, il cappotto lungo o un pullover a collo alto.
Amo l’inverno, ma da un po’ sto iniziando ad apprezzare anche l’estate.
Amo le suonerie dei cellulari tradizionali.
Guanti di nappa nera, con cachemire all’interno.
Ascoltare musica in auto e viaggiare di notte.
Un buon vino rosso siciliano.
Il panettone con l’uvetta e senza canditi.
Mi piace riflettere e osservare gli uomini.
Amo le donne che parlano a bassa voce.
Amo le donne che hanno qualcosa da dire.
Il sassofono ed il piano sono i miei strumenti preferiti, mi piace Chopin.
Non credo nella democrazia.
Amo il decadentismo e il futurismo.
Amo essere confuso.
Preferisco i soggetti alle nature morte.
Il latte intero.
L’acqua e le fontane.
Bere alle fontanelle.
Leggere giornali non schierati politicamente.
le persone dolci e propense all’ascoltare.
Il gelato al pistacchio della gelateria “Otranto”.
Il motorino in città, anche con la pioggia.
La pioggia.
Le parole francesi, tipo “boudoir”.
David Lynch, Kubrick.
Un buon film al cinema.
La parmigiana di melanzane.
Le ostriche al “grand caffe le cappucin”a Parigi.
Il lenzuolo nuovo dopo la doccia.
I massaggi.
Il papillon ben annodato alla prima del S.Carlo.
Affondare i piedi nella sabbia tiepida.
Una doccia dopo il mare.
Le persone che ti guardano negli occhi quando ti parlano.
Muovere la mano in maniera mai brusca.
Andare a letto quando tutti sono gia a letto.
Fare scali tecnici mentre si vola.
Affondare nelle poltrone della buisness class.
Lo skyline di Pudong visto dal bund di Shanghai.
Las Vegas a mezzanotte mentre la fontana del Bellagio esplode con la musica di Gene Kelly.
Il caldo secco della Savana in Tanzania, la polvere che ti sporca e la piscina del Plantation Lodge che ti aspetta a mezz'ora di Jeep.
Concedersi un riposino pomeridiano estivo in Hyde Park a Londra.
Il cielo della Scozia sempre così imprevedibile.
Un tramonto su ponte Carlo a Praga.
Il corno d'oro di Istanbul, all'alba alle 6.00, ma visto dal mare.
Amsterdam e la sua leggerezza, Barcellona e la sua lievezza.
Il suk di Marrakech, dove sei sicuro di aver fatto l'affare della tua vita ma poi vai in Tunisia e ti senti un idiota, arrivi in Egitto e pensi che non ti è andata poi così male.
Il Sahara, maledetto...
Il golfo di Napoli al tramonto, così conosciuto ma così tremendamente inatteso.
Un’uscita in barca nell’Auraki Goulf ad Auckland in Nuova Zelanda.
Aggiustare i capelli sopra l’orecchio alla ragazza a cui voglio bene.
Un bicchiere di mirto sul balcone quando tira vento e il tempo minaccia pioggia.
Un cappello a falde larghe.
La camicia sempre e comunque, anche sul costume da bagno, bianca, azzurra oppure a righine. D'obbligo le iniziali.
La mia coscienza : Fiera
La mia sorte : comunque certa