Vasellina,Curriculum in inglese, Offerta, pigrizia.

scritto da Sanfedista il 16 novembre 2007,21:10

Tempo fa mentre tornavo a casa dopo aver accompagnato mio cugino a comprare la sua marca preferita di vasellina la "Agip Rude Bear" ho deciso di tradurre il mio cv in inglese.

Oggi ho ricevuto le risposte dalla bacheca internazionale:

" We offer: Hostess  for Air Lanka, Sri Lanka"

"Voce Bianca, al Teatro di Brno, Rep. Ceca"

"Liutaio specializzato, Cremona, Italy"

"Gabibbo per feste di Italoamericani, NY, USA"

"Petomane al Circo Togni, Itinerante, Mondo"

Eppure l’inglese lo conosco benissimo, il problema è la pigrizia ed il traduttore automatico.

Sabbia.

scritto da Sanfedista il 14 novembre 2007,17:32

La rabbia, gli schiaffi, l’incertezza; sabbia.

Il granello di sabbia intorno al quale ho costruito la mia perla adesso splende, ed il castone, non più vuoto, racconta al mondo che le perle di un Fabergè sono sabbia…misera sabbia, preziosa sabbia.

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La follia, la felicità.

scritto da Sanfedista il 10 novembre 2007,12:10

Se la mela fosse caduta per il giungere della nuova stagione avremmo venerato il vento.

Quando entrai in quella che sarebbe diventata la mia prima automobile in un istante coglievo la follia, una folata di vento mi portò alla felicità. Se mi chiedessero se tutti noi conosceremo la felicità, avrei dei dubbi nella risposta. Di prima brina risponderei che la felicità è la ricompensa per il coraggio. Riflettendo mi concentrerei sulla domanda, tralasciando la risposta. Mi dissero che si è felici quando si desidera ciò che si ha, se ci si pone la domanda dovremmo iniziare a guardare quello che già possediamo. Ma anche attendere la folata di follia potrebbe essere la soluzione, siamo entrati nella storia per un desiderio, attraverso i desideri ci muoviamo in questo mondo. L’assioma è semplice quanto difficilmente conseguibile. Quindi, la felicità è raggiungibile in brevi momenti quando il vento cambia e ci porta combattute o inattese carezze. Siamo padroni del nostro capo, non del vento che lo lambisce, possiamo esporci, ma se v’è bonaccia nulla accade. Perchè la follia? Perchè la ricerca della felicità è posta all’interno di quelle categorie che non possono rientrare sotto la ragione, quindi è follia ed è follia perchè poco dipende dalla volontà. La vita come un mazzo di carte mescolate dal vento, come una mano giocata da un folle…per raggiungerla, forse, si dovrebbe fare così…

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Maledetti Giacobini

scritto da Sanfedista il 6 novembre 2007,20:11

"Chi vi ha tradito Maestà?", "I giacobini, quei maledetti".

Essere un sanfedista è un po’di più che essere un conservatore, essere sanfedista significa essere un reazionario nel senso ampio del termine; reazione commisurata all’azione. Potremmo gridare "Viva il Re", potremmo gridarlo al popolo basso, ma cosa ne capirebbero? Essere giacobino è facile, si segue il desidero di amministrare in maniera straordinaria. Nell’ordinario si fallisce con il giacobinismo, con gli editti. Se marciammo lo facemmo contro i traditori, contro i giacobini, i patetici idolatri della fantasia al potere. Alle volte la fantasia non è per noi, siamo sanfedisti, fantastici più che fantasiosi…

Il tocco magico

scritto da Sanfedista il 1 novembre 2007,15:44

Quando il ridicolo diventa sensazionale hai il tocco magico.

"Dovrete passare sul mio catetere!" esclamò all’infermiere. Era terminale e lo sapeva, ma era dibolicamente egocentrico, drammaticamente affascinante, ancora bellissimo, con occhi guizzanti. Aveva predisposto tutto per il suo funerale, la Chiesa, le 34 vergini disperate per non averlo avuto, una per ogni anno della sua vita. Che poi, noi, come le trovavamo 34 vergini? L’unica che conoscevo era una poveraccia, vergine perchè scartata anche dai marinai liberiani in rada nel golfo. Ma la richiesta più assurda era "Mi vendo" come marcia funebre. Insomma, oltre la difficoltà di reperire una vecchietta con il cuore tanto robusto da sopportare l’esecuzione del pezzo, avremmo anche dovuto spiegare i motivi della scelta al sacerdote dei Salesiani, questo davvero non si poteva, altrimenti lo avrebbe fatto trascinare in terra sconsacrata da una quadriga di maiali… Ma era così, come quando, fidanzato plurimo, era riuscito a dire a tutte le sue donne una data diversa di compleanno per festeggiarlo senza problemi con tutte e tre, il dramma arrivò a Natale, che è uno, poco ci mancava che si fingeva Mussulmano, insomma riusciva a premeditare i tradimenti, il dolo c’era. Durante poi uno scalo a Dubai, cercò disperatamente alcolici in albergo, voleva assolutamente bere, era Ramadan, insomma la questione era ostica, che fece? Tornò in aeroporto ammiccò uno pilota olandese palesemente Gay e si fece raggiungere in albergo con gli alcolici del bar di bordo, ovviamente, il pilota puntuale all’appuntamento con gli alcolici fu mandato in bianco, ma lui bevve, in più in preda al primo alcool chiese se poteva reperirgli qualche hostess; sento ancora il rumore della caduta che fece dopo il pugno preso. Gli olandesi picchiano. Negli ultimi giorni, aveva affinato le richieste, la tomba non gli bastava più, voleva un sepolcro, mi mostrò le foto di un santuario Induista, voleva anche un personalissimo esercito di terracotta, con le riproduzioni dei suoi miti, Maradona, Oscar Wilde e anche Hannibal di A-Team, voleva inoltre le statue dei suoi amici, delle sue ex, tranne di una, e dei parenti. Lo voleva davvero non era tanto per dire.  Mi ricordo anche quando a 18 anni prese la Maserati del padre e fermato dai carabinieri cercò di convincerli che era 1.4 di cilindrata, 250mila lire di multa. O quando per il compleanno della zia Beatrice (84 anni) le inviò 24 rose rosse, frimandosi Franco R. il nome e l’iniziale del cognome del sacerdote della parrocchia alla quale era devotissima, il biglietto recitava più o meno così "I tuoi peccati non confessati diventano miei desideri irrealizzati".E’morto alle 12 di domenica, in tempo per il Brunch…Il funerale è stato formalissimo, senza Mi Vendo le vergini e il resto. Ma in una cosa l’ho accontentato, tornando a casa, dopo le esequie, ho messo "Casablanca", ed ho pianto, come un disperato senza sosta, alla sera l’ho lasciata, non l’aveva mai retta, una settimana dopo ero in volo per le Filippine, così gli potrò finalmente dire se erano così pulite, ordinate, se tutti giravano con camicie perfettamente stirate e il profumo di Nelsen piatti fosse l’aroma più diffuso, lui aveva sempre asserito questo; questo glielo dovevo, ora mi manca, mi manca come manca il tocco magico, come un cappello Panama a luglio, come quell’ultimo sorso prima della nanna.

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L’orso Ciro

scritto da Sanfedista il 25 ottobre 2007,16:03

Già scettico durante l’infanzia sull’esistenza di animali parlanti, la notizia sulla riproposizione dell’Orso Ciro è oggi, per me, un colpo esiziale.

Da un po’ di tempo è ripartita la vendita dell’Orso Ciro, chi? L’Orso Ciro, un pupazzo che favella in napoletano, lasciando ai sociologi il compito di valutare le devastanti conseguenze su di una generazione di bambini in seguito all’acquisto di un gioco del genere, mi soffermo sulla documentata biografia dell’Orso Ciro.

L’Orso Ciro nasce in un basso della Vicaria a Napoli, nel 1987, anno nel quale Maradona incantava la città, figlio illegittimo di Mario Merola e di un peluche di un asinello, Ciro, dopo essere scartato ad un provino del Napoli, si dedica al canto neomelodico, introdotto dalla sua prima fiamma, Marisa Laurito, nello showbiz incide un pezzo che diviene la colonna sonora per eccellenza nei matrimoni rionali, "C’scpusamm appena te dann’a’libbertà" ( in ital. Ci sposiamo appena il giudice ti concede i domiciliari). Vince con la sua canzone "La cassetta falsa d’Oro", privilegio assegnato prima di lui a Nino D’Angelo e a Luigi D’Alessio. Nel 1989 partecipa con successo al Festival di Scampia, vince la categoria "scippatori emergenti", al tempo disse di lui un boss "Il guaglione ha stoffa, e non mi riferisco al fatto che sia un peluche, ha scippato 13 persone in 2 ore". Messo in archivio quest’altro traguardo l’Orso Ciro, supera i confini regionali, il nuovo decennio è foriero di buone notizie, assolto dall’infamante accusa di mandante di omicidio, incide il suo secondo LP:" IL Casco è da falliti". Un nuovo successo di pubblico e critica, l’usciere di uno stabile di L.go. Donnaregina definì l’album "Misurato ed educativo, il perfetto regalo di Natale". Ciro nel 1992 parte per un tour mondiale, toccherà in rapida successione, l’America, la Colombia, la Nigeria, il Montenegro e concluderà gli impegni al "Memorial Prof.Cutolo Tiater"di Sant’Anastasia. Dopo i successi in studio e i live, Ciro prende un periodo di pausa, anni nei quali affina la tecnica e consolida le giuste amicizie, nel 1996, è il primo a potersi esibire con la sua band, "IL coro dell’armata Rozza", al celebre Night di Mosca "Dasvidania", in quell’occasione duettera con artisti del calibro di Bono Vox, Elton Jhon, e Susy Capezzolo (la celebre ponitrice di quesiti sulla Sett.Enigm.). E’ proprio a Mosca che a Ciro viene in mente la sua idea più ambiziosa, la raccolta fondi per le vittime dello stato, un attento programma di finanziamento per le mogli e i parenti dei carcerati, così giungiamo alla celebre data il 31/12/1999, dove innanzi a un Poggiorele gremito, si esibirà nel Ciro & Cumpagn. In quella occasione il NY Times titolò con enfasi"WHO SHIT IS THIS FUCKING BEAR?", era la consacrazione mondiale tanto attesa. Il nuovo millennio però si apre con una doccia fredda, lasciato da Barbara Chiappini, l’Orso Ciro viene condannato per Omicidio Premeditato plurimo, una grana, ma il nostro non si abbatte, sfrutta il tempo di riposo forzato per creare nuovi progetti, usufruisce dell’indulto e decide di rilanciarsi, mettendo in vendita una sua copia, scala 1/1, con le sue più celbri frasi, il resto lo scopriremo solo rubando, parafrasando una celbre canzone del Ciro.

Diamo ora un piccolo campionario di frasi che l’orso pronuncia:

  • Perchè lavorare se puoi spacciare?
  • Il casco è da ricchioni
  • Se te la scopi poi te la sposi
  • L’indulto è necessario per il sovraffolamento delle carceri
  • La pizza fa bene
  • Attento a come è tagliata la Coca
  • Meglio la calibro 22, sporchi meno.

Hanno detto di lui: "E’un pericolo per la morale", M.Manson; "Andrebbe ucciso", M.Teresa; "Un folle assetato di sangue", P.Pacciani; " Orso CHI?", David Bowie; "Una condanna per l’umanità intera", Nostradamus; "Un Macellaio che canta pure male", Jalisse; "Lo invitai alla ruota della fortuna, stuprò tutto il carico di Annabella di Pavia, il visone Charlie, non è più stato lo stesso", Mike Bongiorno; "Una persona che sbaglia e va rieducata", nota del Gruppo Parlamentare dei Comunisti Italiani.

Il prodotto descritto non ha nulla a che fare con il celebre giocattolo, è frutto della fantasia dell’autore, come sono di fantasia tutte le affermazioni e le vicende che coinvolgono terzi.

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Tra il terzo e il quarto dì.

scritto da Sanfedista il 24 ottobre 2007,17:44

Subito dopo il secondo v’è il terzo

il quarto dì, poi, non lo ricordo

il terzo fu certo breve

il primo non pervenne

dal sesto in poi bufera

quell’undici m’implora

trentasette, meraviglia

quarantuno è di vigiglia

sessantasei, collo stretto da cravatta

tre passi dietro, sessantatrè, penalità

ottantanove, banalità? fatalità?

cento dì per tornar seri!

gia dal venti i desideri

al centouno concretizzati

in furia e fretta rilegati, al duecentouno

d’ora in poi solo migliaia

dritto, dentro la rotaia

gravitando fino al mare

l’infinito non nei numeri,

il mio eterno è nel contare.

Abattoir

scritto da Sanfedista il 23 ottobre 2007,16:44

Credo di andare al macello…

Ma ordinatamente, con stile, questo è ovvio, sono un giovin vitello, mi luciderò gli zoccoli e cercherò, sul camion, un posto con vista autostrada, per farmi ammirare. Sarò così inconsapevole che nei miei pensieri confusi, il viaggio mi ricorderà la transumanza del 1998, quella con mio fratello Ciuffino, la Rosetta e la Campagnola, ci spostammo dai generosi pascoli abruzzesi alle tiepide stalle di pianura, era ovviamente un ritorno. Credo, altresì, che prima di andare al macello, berrò quel latte inacidito che ho conservato in un catino, mi pare ricordi irdomele, ed abbia, unito al cardo, un vago retrogusto di anice, che mi ricorda l’assenzio molisano. In realtà sono giovane, mi avevano detto che sarei potuto divntare un toro da monta, oppure un bue da soma, ho considerato entrambi i lavori stancanti e per nulla produttivi. Ho curato la mia pelle, l’ho resa morbida, speravo di entrare in Rolls Royce, ma si sa qui al meridione non si trova spazio neanche in Fiat, maledetti pidocchi con i vostri tagli sugli interni in pelle. Allora, ripeto essendo giovane, ho deciso la fuga e mi sono concesso un week end su di un pascolo più lontano e li ho preso coscienza di me, esisto, non riesco a comunicarlo però; "solo muggiti per il povero Eric Francis Terlinger III" mi ostinano a chiamarmi "Mummone" che orrore! La fuga è stata breve, colpa del campanaccio. Sognavo altro, peccato, invece m’accorgo che come ciuffetto, anche per me ci sarà il macello, l’Abattoir, preferisco, un colpo di pisola pneumatica e la mia vita finisce così, un po’ mi cruccio, certo sarò terrorizzato, tutti in fila, ma io apparirò il più bello, e di questo il macellante se ne accorgerà; sparatomi, non tratterrà una lacrima, consapevole, una volta tanto, di aver ucciso una meravigliosa forma di vita, curata, consapevole e compiaciuta; il macellaio quando urlerà:"PINO DAMMENE UN’ALTRO", lo farà con voce rotta dal pianto e l’intero macello capirà chi è morto, il passaporola giungerà al reparto disossamento e poi come un nembo a quello "raccolta frattaglie" finchè tutto il capannone piangerà la mia morte e, specchinaodsi nel caldo rivolo di sangue che esce dal mio orecchio, si vedrà brutto e sgraziato! Privilegio a chi mangerà la mia vita presto spezzata, privilegio a chi mangerà Eric Francis Terlinger III, il più bel vitello, il più giovane, il più ardito e colto…sarà di certo un privilegiato e la sua vita sarà ancora più soave.

Questo ho pensato stamane mangiando un meraviglioso filetto…

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Ricordo…

scritto da Sanfedista il 22 ottobre 2007,17:51

Qualche volta, nel silenzio della stanza parte la musica di zucchero filato, uno dopo l’altro volano via tutti i ricordi.

Non puoi farci nulla, prima un paio di occhi, poi un gesto lentissimo, un piccolo neo,  un imperfezione dei denti, piccoli granelli che appartengono ad altri, ormai. Sempre avvolti dalla penombra reclamerebbero un posto migliore, ma non v’è più lo spazio non c’è più un luogo che debba contenerli, uno dietro l’altro, rapiti da una fisioligica patologia, muovono galleggianti verso uno posto sempre più indefinito. Li seguiamo con il dito, l’indichiamo a noi stessi, la mano fa male però, e il tempo che si passa ad indicare deve essere speso per accarezzare, descrivere, intuire, toccare. Dopo, il tutto è perso dagli occhi e si solve in un liquido sempre più copioso, arriva il nuovo corso e per il vecchio rivolo è tempo di scorrere via, solo un sasso magari si pone sul fondo, ve ne sono altri ma non formeranno mai una diga, mai per me. Magari sentirò il rumore della risacca ma sarà confuso dai passi dell’amore che si tuffa, gli schizzi, di nuovo lo zucchero filato ma è per un nuovo giro, il più bello. 

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Fontana di trevi rossa

scritto da Sanfedista il 20 ottobre 2007,17:04

EJA’

E’ l’invidia che mi fa parlare, avrei voluto avere l’idea illuminante ed il coraggio dinamicissimo dell’uomo che ha tinto la fontana di trevi in rosso. II mio intervento sarà brevissimo. Il rosso per il bianco, v’è solo da guadagnare, in una città costruita innovando e vivente marcendo. Un eroe! Una scossa al mondo come deve essere, gli idioti, poveri loro, parlano di vandalo, noi vediamo arte, movimento, sublime cultura, volontà. Semplicemente l’impossibile.

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