Freccia del sud.
Io l’ho preso. E’ un treno che va da Agrigento Centrale a Milano Centrale, è il treno che ha la maggiore percorrenza in Italia, 1600km, e li percorre il 22 ore -lo stesso tempo che impiegai per andare a Auckland- è un espresso. Puzza ancora oggi di Italia, di emigranti che lasciano le magiche terre e senza voltarsi indietro stringono negli occhi chiusi un addio dettato dalla necessità.
Io l’ho preso, era dicembre ma c’erano trenta gradi, gente che dormiva in corridoio, i bagni rotti e un carrellino che arrancava più dell’espresso. Per 3500 lire presi una birra calda, l’unica bevanda rimasta. Lo presi di notte per arrivare a Milano la mattina presto. E’ un treno che ad ogni curva sferraglia, un treno dove calabresi, siciliani e campani parlano tutti la stessa lingua.
Sono i più poveri, quelli che l’eurostar è un lusso, quelli onesti. Solo un vagone cuccette e su ogni cuccetta 2 persone, per risparmiare. La freccia del sud era giornaliero, poi divenne trisettimanale, pensavano alle Ferrovie che oramai l’epoca fosse finita, pensavano che per arrivare su al Nord oramai si scegliesse altro. Invece ora viaggia 5 giorni a settimana, di nuovo.
Ero in uno scompartimento con un vecchio nonno, due giovani che proseguivano per la Germania e due amici. Io all’epoca pensai che stavo vivendo un’esperienza tragica, maledissi la scelta, pensai: se prenotavo prima trovavo il volo o l’eurostar ed invece ora sulla seconda della freccia del sud.
Ora no, ora ho capito che quel treno gronda rispetto e dignità e quando passa nelle stazioni la gente dovrebbe tacere e riflettere che passa l’Italia che fa di tutto per tirare avanti, quasi andrebbe preteso l’attenti.
Io non ho proseguito per Francoforte, per Liegi o per la Svizzera, mi sono fermato a Milano, ma molti alle 7.00 scesero e avvolti dal gelo cambiarono convoglio, senza un fiato senza un lamento.
E l’amarezza del vecchio nonno in scompartimento quando mi disse che il treno era ed è chiamato al nord "la feccia del sud" mi conduce alla nausea che neanche la birra calda mi aveva regalato.
Cinquant’anni di sangue e calli, di testa bassa, di silenzio e faticare ed ora ancora il treno è affollato, ancora l’italia non garantsce dignità, lavoro e futuro al Sud.
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