Davvero splendido è ricordarsi solo alla fine che gli anni ti hanno peggiorato, che forse non si è più in grado di volere ancora puntare su un cavallo dato sbagliato, che a furia di mantenere un personaggio si perde la persona. Seguire l’istinto per aver paura di perdere qualche emozione non fa altro che farti smarrire i sentimenti e che per fare un figlio ci vuole così tanto amore. Che un amore non lo si inventa ne ci si convince.
Vedi che quando ti amano e tu non ami è come ricevere un dono fantastico che tu non volevi…
Davvero splendido è essere costantemente amati da gente più pulita di te, da gente che vuole stare con te senza condizioni ma tu cosa vuoi?
Vuoi solo star male per poterti confessare ad un orecchio quanto sei fulgente, quanto sei splendido con le tue turbe, con le tue donne con i tuoi letti sfatti, con i tuoi misteri.
Bolle di sapone.
Davvero splendido, complimenti a me.
E’ amaro rendersi conto di essere circondato da persone con le quali alle volte non si ha nulla da dire…gente gretta, poco stimolante…un quadro solamente…spiega…
Il sottobosco della umanità non esita a proporre bestialità. Per qualche secondo ho sperato in una sciagura ferroviaria. Sonnecchiando immagnavo il titolo.
"TRENO DI TIFOSI DERAGLIA, LA SOCIETA’ CIVILE SI INTERROGA: CHI LI PIANGERA’?".
Ma mio caro amico la cosa è andata diversamente. Un nutrito -non sparuto, come rettifica qualcuno- gruppo di omuncoli, salito su di un treno per seguire la beneamata trasferta decide di arrecare danni al convoglio per cinquecentomila euro, leggasi un miliardo di lire. Bene, il divertimento si fa compassione quando qualcuno suggerisce che gli animi erano tesi causa ritardo di 2 ore.
Rido perchè prendo spesso il treno e ricordo distintamente quando in partenza da Napoli per Roma mi fu annunciato che il treno che attendevo viaggiava con 180 minuti di ritardo. Beh, segendo il discorso dei paladini del tifo avrei dovuto imbracciare l’automatica e freddati tre o quattro controllori, impossessarmi di convoglio postale e marciare su Roma entrando in Termini come neanche il Duce a Tripoli mentre brandiva la spada dell’islam.
Non regge. Semplicemente non v’è giustificazione alcuna per chi s’impossessa con la forza di un mezzo di trasporto statale, e quindi ad uso della comunità, e non pago arreca ingenti danni.
Tifo Napoli, sono un Napoletano, ora ahimè in esilio forzato, ma credo che la risposta da parte dello Stato non dovrebbe limitarsi alla sacrosanta restrizione alle trasferte per tutta la stagione ma dovrebbe contemplare l’ipotesi di pagamento per il risarcimento dei danni arrecati a carico di chi ha compiuto lo scempio.
Certo, ci dovrebbe essere il carcere, ma chi ci crede più? Chi crede più in un luogo che non ha cancelli ma porte girevoli?
…Stasera chi vince, tra mille rinunce, sei tu…
…dulce et decorum est pro Patria mori…
E’ bello e dolce morire per la patria.
Orazio (Odi, III, 2, 13).
E’ ancora valido? Il timore è che magari le bocche sono piene di queste frasi, i cervelli ed i cuori pure, ma alla fine chi ne sente il peso reale? Chi più, realmente supera la retorica e decide di dedicarsi con convinzione ad il benessere della Patria, chi storna i rendiconti personali ed accetta il un sacrificio?
Attualizzando, non è più richiesto, per fortuna, donare la vita in senso fisico alla Nazione ma abbracciare queste parole significa mortificare gli appetiti che contrastano con il benessere comune.
La patina melanconica del latino trattiene nei suoi colori antichi quel senso di appartenenza ad un gruppo, ad un sentire comune ad una direzione unica che manca oramai. Ed allora, forse, voltarsi indietro e trarre un pugno di saggezza da chi ha calcato questa penisola prima di noi potrebbe essere non una panacea, ma un piccolo spunto, un piccolo scopo.
Un sorso di vera dolcezza quando le papille, le pupille, offrono un amaro pesantissimo una realtà alla quale non dovremmo poter piegarci.
L’Italia, oggi.
Va bene, è tutto da accertare, ma Repubblica la spara succulenta tirando fuori un dossier che proviene dal governo Colombiano che inchioda rifondazione comunista. Il buon partito dei nostri epigoni di Stalin avrebbe, infatti, intrattenuto rapporti, che vanno oltre la politica -leggasi invio fondi ed appoggio materiale a terroristi-, con i pacifici guerrilleros, o girotondini, delle FARC…
La cosa davvero fantastica di questa notizia è che si inizia ad abbattere il muro di "onestà" che proteggeva i comunisti patri. Se in tempo di pace, con il comunismo ormai naufragato in tutto il mondo, i nostri hanno appoggiato una organizzazione terroristica, contro la quale l’Italia stessa era impegnata per il caso Betancourt, non voglio immaginare i retroscena in piena guerra fredda. Alcune cose in realtà sono già venute a galla, come il compagno Togliatti, il cui nome oggi è toponimo, che taceva sulla strage di italiani in russia e in jugoslavia…
Insomma che stia cadendo quella patina di integrità morale che da anni imperla la sinistra italiana?
Non ho mai scritto su una delle corde che mi lega stretto alla mia città: l’amore per il Calcio Napoli.
Non ho mai scritto perchè sul calcio non ci rifletto, il calcio lo vivo intensamente per novanta minuti, è un transito emozionale che mal si tramuta in pensiero ordinato, come dovrebbe essere un intervento su un blog.
Oggi eccedo. Il Napoli ricomincia a prender posto su prati degni, il ciuccio zampetta, scalcia e raglia, nuovamente, in ampli foraggi. Il sorteggio con il Benfica, la squadra più titolata di Portogallo, è forse infausto ma mette il Napoli immediatamente innanzi alle proprie responsabilità.
I sussulti ci sono tutti: il davvero mitico stadio "Da Luz" sacrario sporitvo e ultimo teatro del grande Toro, la squadra lusitana, schiera di giovani ed esperti campioni, l’entusiasmo dei vesuviani e la voglia dei tifosi di buttare finalmente l’abbonamento al cinema, perchè il mercoledì c’è di meglio da fare.
Il fado, il baccalau, i tram e quant’altro poco ci riguardano, non siamo turisti non siamo quelli che arrivano da Napoli con valigie di cartone cariche di sogni. Il Napoli ha il dovere di arrivare a Lisbona in buisness class, con il taxi prenotato e l’albergo cinque stelle, è noblesse oblige, è il blasone che lo impone.
Con la speranza che il Pocho punga più di Suazo, che Cannavaro faccia sentire gli anni a Rui Costa e che Aimar e Di Maria siano intimoriti un po’da quella N che era medaglia sul petto di conterranei idoli, auguro al mio Napoli sì la vittoria, ma soprattutto la serenità di chi è appena tornato a casa dopo un brutto viaggio….
Chiudo augurando alle altre italiane, ovunque nel mondo, di dedicarsi fruttuosamente ai rispettivi impegni.
Il Sanfedista ha fatto ritorno dalle sue sciagurate vacanze. Sciagurate perchè tutto quello che poteva andare male è andato esattamente male.
Problemi con l’autovettura, con la salute e con la sfera emozionale. Sarebbe stato meglio trascorrere il mio periodo estivo all’interno dell’ultima parte dell’intestino di un ippopotamo. Sarebbe stato meglio, forse, imboccare, con una bicicletta modello "graziella", l’A1 nel tratto Barberino-Roncobilaccio contromano. Preferibile iscriversi ad un corso di "Assiriologia"; preferibile far rendere conto, a proprie spese, ad un’incerta checca di essere invece un omosessuale da competizione con instancabili bramosie attive.
Invece no. Invece ho preso un auto ed ho inforcato la nave destinazione Spagna: il mio peggiore degli errori, la mia peggiore delle estati.
Bentornati.
Il sanfedista, ora in ferie, tra poco muoverà verso località amene. Se un anno fa quando si era in Cina mi avessero detto che esattamente un anno dopo avrei trascorso un’estate senza lei avrei quantomeno creduto di trovarmi al cospetto di un folle ed invece io in Portogallo e lei a Formentera.
Va bene così.
Amici, cosa porto con me?
Camicie bianche, notti in bianco. Pantaloni corti, giorni lunghi. Scarpe leggere, passi pesantissimi. Cellulare, chiamate da non fare. Mappe, tesori perduti. Saridon. Costumi, maschere. Carta e -ovviamente- penna. Carte di credito, debiti. Musica, silenzi. Torcia per il buio. Occhiali, occhiaie. Sigarette, un po’ meno.
Tutto il resto e le cose che certamente dimenticherò le potrò trovare lì, oppure mi aspettano al ritorno. Spero che qualcosa riuscirò a perderla, sperò che qualcosa che credevo fondamentale si rivelerà inutile e non la toglierò nemmeno dalla valigia.
Buone vacanze, si parte!