Il sesto grado

scritto da Sanfedista il 17 novembre 2009,23:56
Il Silver Fern, o meglio, il Μυκήνες, il vecchio nome s’intravedeva sotto la vernice scrostata a poppa, singhiozzava verso il buio con molti dubbi. Affondava di cattiva voglia; dopo un ottimo principio l’acqua entrava a fatica nei suoi polmoni d’acciao saldato. Sembrava scendere nell’abisso come entrano sul palco i tenori annoiati richiesti al bis. Anche il rumore del sartiame sempre più teso era fioco. Più che omicidio sembrava il suicidio di un incerto. Il timone lasciato libero non si muoveva convulso come una bandiera al vento, oscillava più come una mano che accarezza. Per un secondo sembrò quasi, addirittura, che l’intero bastimento si rialzasse dall’acqua e si rimettesse in rotta come se avesse cambiato opinione. Ma poi avvinto dalla comodità dell’acqua rinunciò anche all’ultimo balzo e si lasciò assecondare dalle promesse di un morbido fondale. Che però tardava ad arrivare, mutando l’ozio in terrore e la promessa in inganno. Le crespature, intanto, decine di metri sopra già sorridevano e s’allegravano al sugello del mare con quel corpo così estraneo, innaturale, ma così ormai familiare che sembrava ne facesse parte da sempre.

categoria: Tag:
commenti: 1 Commento su Il sesto grado (popup) | commenti (1)

Un pazzo

scritto da Sanfedista il 15 novembre 2009,21:27

Non riesco proprio ad avere un viaggio in treno normale.

"Vuole che l’aiuti con la valigia?"
"No grazie, faccio da solo".
"Ne è proprio sicuro?".
"Certo, la ringrazio ma è leggera e faccio da solo".

Intanto salgono altre persone e lui continua ad offrire il suo aiuto. Penso ad un boyscout fuori tempo massimo, magari un qualche veterano dello scoutismo, uno di quelli che prese nel cervello una scheggia di olmo nella tragedia del campo scout "Varegotti ’79". S’acquieta. Il tempo trascorre ed il treno accelera. Lo vedo che fissa sorridente la sua immagine nel finestrino che il buio a mutato a specchio. Leggo il mio libro.

"Vuole vedere il mio biglietto?"
"Certo!" faccio io pregustando una qualche assurdità.
"Eccolo, è tutto in regola. Il mio è un biglietto valido. Non bisogna obliterarlo questo. Ora che arriva il controllore non avrò nulla da temere, chissà quando arriva".
"Bene, mi sembra che lei abbia pieno diritto di sedere su questo treno in questo posto".
"Certo, il biglietto è per Roma ed io non avrò nulla da temere quando arriverà il controllore".
"No, non avrà nulla da temere, è in una posizione di diritto inoppugnabile, nessuno potrebbe eccepirle nulla".

Il treno continua instancabile, vedo il controllore arrivare, lui seduto accanto a me prepara il suo biglietto, ormai stropicciato da tante attenzioni. Lo porge trionfante. Io do il codice di prenotazione, faccio i biglietti on line.

"Ha visto? Il controllore non ha detto nulla"
"Ho visto, complimenti una procedura andata a buon fine!"
"Lei dove scende?"
"A Roma, lei anche mi pare, no?"
"Esatto! Vado a stare da mio cugino che è un pezzo grosso nel settore del vivaismo, coltiva tutti i tipi di piante". Io penso che la lezione dell’olmo non gli sia servita a nulla, perde il pelo… Continua a dedicarsi alle piante, tipo arborea sindrome di Stoccolma, o del genere tieniti vicini gli amici ma tieniti ancora più vicini i nemici. Sorrido.
Il treno arriva in stazione e io mi crocifiggo per la mia pigrizia, avrei potuto sfruttare meglio quest’occasione.

"Allora arrivederci"
"Arrivederci a lei e buona fortuna per il lavoro"
"Si dice in bocca a lupo"
"In bocca al lupo, allora"
"Viva il lupo!"

Maledetti scout.


categoria: Tag:
commenti: 1 Commento su Un pazzo (popup) | commenti (1)

Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 11 novembre 2009,19:20
…tratta bene le persone che incontrerai salendo, perchè sono le stesse che incontrerai scendendo.
O magari annientale così magari scendendo perlomeno non troverai traffico.

Miraggi Italiani

scritto da Sanfedista il 9 novembre 2009,21:49
Eccoci a parlare dell’Italia sesta potenza al mondo, neanche fossimo in guerra fredda. Ed allora è necessario stringerci il nodo alla cravatta mettere sù l’impermeabile, entrare in metro come se il nero accanto avesse il tritolo, fingersi per un secondo l’orgoglio del capitalismo, pensare che le notizie che alla fine fai passare ti diano quel po’ di potere che agli altri manca e sognare tra una stazione e l’altra, tra uno starnuto e una preoccupazione, che l’Italia sia davvero lo stereotipo che viviamo, STEREOTIPI:

Milano, dice mio padre che è il futuro è lì, solo che il futuro è lì da 60 anni ma non arriva mai. Ed allora Milano degli aperitivi dei nomi abbreviati, della costante ricerca di identità tra tofu e trattoria, sempre un secondo avanti, magari raccontata da qualche calabrese di Lamezia o da qualche pugliese di Cerignola. Milano che il business gira ancora e che cerca di abbattere l’italiano con l’inglese, più trendy manco a farlo apposta. La Madonnnina, i navigli, le mostre, l’aperitivo e domani giù duro a lavorare.

Roma, eterna, per mio padre sempre meglio di Napoli. Eterna, con i romani sbruffoni e i politici mangioni, volemose bene, garbatelle varie, cesaroni, viali, controviali, teveri, papi, scandali, politici ravveduti, giornalisti sempre 10 minuti indietro la notizia, cinema e intellettuali di sinistra che criticano e poi tutti coi bucatini in bocca, mangiassero meno magari farebbero meno film di merda. Romani che non capiscono il sushi perchè la pajata ormai fa quasi più esotico. Ministeri e misteri della fede. Auto blu, ma il cuppolone alla fine ci salva. Derby e circoli, olimpiadi e colosseo. Che chi ha il pass per la ZTL quasi ha la laurea honoris a Oxford, se ne vanta con gli amici al circolo.

Napoli, ma come vivi qui? Tra un po’ saranno tutti morti. Vedi Napoli e poi muori…per i rifiuti, quante volte l’ho sentita questa! Che palle, manco fa ridere. Napoli con la pizza, pulcinella che mangia mozzarelle alla diossina mentre suona il mandolino. Napoletano eternamente in bilico tra criminale e "perchè non canti?", manco non ci fossero quelli normali. Che il napoletano deve sempre esagerato. O’Vesuvio, il dialetto simpatico, Maradona, San Gennaro e la camorra che ammazza in diretta you tube. Attento al portafogli, però il golfo è il golfo e Dio solo sà quanto ci costa.

Torino, esoterica, falsi e cortesi, savoiarda e città provinciale, ma poi sti torinesi chi li vede mai? Se ne stanno nel piemonte e non rompono i coglioni a nessuno. Fateci caso, giri giri ma un piemontese non lo becchi mai. Però la Fiat fa girare il paese, e Lapo e un precursore di tutte le mode, fa tendenza, chiedilo al governatore del Lazio.

Genova, tirchi, pesto, fiori e De Andrè, Lauzi, Grillo, Colombo, tutta gente che faceva meglio a starsene a casa come i piemontesi. Vedi De Andrè che l’hanno pure rapito, stava a Genova.

Bologna, ma che città generosa. Palermo come si mangia bene, però quanti mafiosi. Bari, boh, chi c’è mai stato a Bari. Calabrie, ignoranti e stanno 40 anni indietro…Bergamo, Brescia, Verona, razzisti e basta. Venezia truffatori manco a Napoli, gondole e carnevale. Modena veloci in Ferrari. Trentino-Alto Adige, quelli so più simili ai tedeschi.

Firenze, ah toscanacci, maledetti toscani! Cocacola con la cannuccia corta corta. Simpatici e un po’ sbruffoni, bestemmiatori e consumatori di bistecche.

Magari fosse questo il nostro Paese, alla fine il dramma è che siamo ben più meschini dei nostri stereotipi, magari davvero li incentivassimo con azioni i nostri stereotipi. Perlomeno sapremmo bene chi ci troviamo davanti quando parliamo, divideremmo in maniera razionale la produzione. Non so Milano che ama lavorare lavora solo. Napoli canta solo. Roma fa solo politica. Torino fa le macchine. Firenze porta la carne. Le Calabrie le canne. La Sicilia si occupa della difesa della nazione con le armi. Genova risparmia e ci mettiamo le banche.

Magari il nero accanto a me il tritolo lo ha per davvero…bum e giù duro di unità nazionale. Io ai funerali di stato e all’applauso commosso alla bara ci tengo. Magari se date a mia madre pure la pensione…

categoria: Tag:
commenti: 2 Commenti su Miraggi Italiani (popup) | commenti (2)

frase del giorno

scritto da Sanfedista il 2 novembre 2009,22:01

superati i settanta le scelte che si possono fare si riassumono a due: mogano o rovere.

categoria: Tag:
commenti: 1 Commento su frase del giorno (popup) | commenti (1)

Una promessa è una promessa LXXXVII

scritto da Sanfedista il 28 ottobre 2009,00:00

Mi dispiace ma non si torna indietro, solo i cretini cambiano facilmente opinione ed allora la coerenza in questo caso è onore. Una promessa è una promessa anche se tutte le condizioni non ci sono più, anche se nel futuro non sarà mai più. Ma io ci sono sempre, come un ronzio sempre più lontano, ma persistente, come un bagliore in un mattino di sole, impalpabile. Forse ora più che mai.
Siamo ad un bivio e l’intolleranza è l’unica soluzione, l’unica selezione può essere basata sulla stirpe, perchè il resto è troppo congetturale ed il mondo ora ha bisogno di semplicità, di riconoscibilità, c’è ignoranza in giro e va alimentata con altissimi concetti già metabolizzati per tutti. Il mondo ha bisogno di rassicurarsi mettendo nell’urna la scheda bianca.

Per me solo rami legati insieme ed il bagliore di scure su un lato.


La vecchia zia dice:

scritto da Sanfedista il 26 ottobre 2009,22:09
"Quello Roberto Giacobbo c’ha la terza media"



categoria:
commenti: Nessun commento su La vecchia zia dice: (popup) | commenti

Ci pensavo tornando

scritto da Sanfedista il ,21:42

Chi lo mangia il mon cherì?

Ma chi lo compra? Chi? Ma di che sa davvero il mon cherì?




categoria:
commenti: Nessun commento su Ci pensavo tornando (popup) | commenti

La vecchia zia dice

scritto da Sanfedista il 21 ottobre 2009,20:03
…è morto nel bocciolo della vita. Eh tu -rivolta alla serva- cosa fai lì impacciata, non si lava così, stupida, ti si deve insegnare tutto, maledetta…

5 gradi a dritta

scritto da Sanfedista il ,00:15
Kjell masticava lo snuss, quello essiccato all’aperto nelle regioni del Mälardalen. Lo teneva intrappolato tra il labbro superiore e le gengive. Il suo tabacco era solo quello, mai una sigaretta.

Charles Perrault, due ponti sotto, fumava l’ennesima gauloises senza filtro, preso com’era dalla ritinteggiatura del passamano non s’accorgeva della cenere che come neve riscaldata si staccava dalla sigaretta adagiandosi tra i bottoni della sua pea jacket. Un giorno ad Anversa gli avevano chiesto se fosse parente dello scrittore. Tiro mancino per uno con la terza elementare. Chiese un’altra birra, pensò che lo stesse sfottendo e lo riempì di botte.

In sala macchine Tok, mormorava antiche nenie in Pa-Heng, nenie che parlavano di come il suo popolo fosse stato creato da una rana e di come si tornava al mondo 13 giorni dopo la morte. Ed intanto mentre rideva pensando a tutti quelli che aveva truffato nel suo paese, appoggiava la sua pipa vietnamita sulla caldaia, facendo ardere un po’ di più il tabacco nel fornellino.

Sulla tolda il giovane marconista malediceva il padre e la scuola navale di Genova e osservando il mare calmo pensava stesse sprecando la sua vita. Il primo ufficiale gli allungò un toscano ed il cerino s’immolò al buio per un istante.

In cabina il vorstenlanden scivolava docile nella cartina, prorogando l’insonnia del vecchio fiammingo, la foto dell’americana era sopravvissuta anche al sale del mare. Magari era morta, lui la immaginava schiacciata in un ascensore coi fili spezzati ed allora si sentiva un meglio e magari dormiva anche un po’.

5 gradi a dritta, 5 mani, pesano come mille in un’ora del genere o come mezzo in una buona giornata. Ma quella notte anche il buon Dio del mare fumava ed in una boccata di nebbia tutto scomparve, come un trucco riuscito, il silenzio nel momento della morte fu interrotto solo dal suono di una fiamma spenta nell’acqua, un sibilo, e di nuovo silenzio.




categoria: Tag:
commenti: Nessun commento su 5 gradi a dritta (popup) | commenti