NaPoLi
Sono in treno, circondato da 3 torinesi. Sulla quarantina. Mi chiedono informazioni sull’orario dell’arrivo a Napoli. Io di solito non do confidenza in treno. E’ la mia ora di silenzio nella settimana. Ogni tanto leggo qualcosa, ogni tanto scorro l’ipad, alle volte lasciandolo sul treno. Ma nell’ora che separa Roma da Napoli rispondo anche malvolentieri al cellulare, rigorosamente impostato su “riunione”. Alle volte non rispondo proprio. Non mi manca nemmeno la sigaretta. Comunque questi tre torinesi visibilmente sovraeccitati attaccano bottone. Ok, il viaggio è compromesso. Sono innamorati di Napoli. La qual cosa mi rende il discorso meno ostile. Vengono ogni tanto per un w/e. A un certo punto mi guardano e mi dicono “Napoli è l’unica città davvero capitale che abbiamo in Italia”. Musica. Sorrido. Eccepisco, senza nemmeno troppa convinzione, che c’è Roma che è splendida – a me piace davvero tra l’altro-. Loro mi rispondono che Roma è troppo ministeriale, troppo bianca, piena di marmi. Sembra di girare per un museo. Napoli no. E’ anarchica, vitale e mortale. Pericolosa e splendida.
Poi si ferma e mi fa’: “Napoli mi sbalordisce sempre, giri per una stradina buia e poi ti spalanca il mare”. Concludendo con una metafora fantastica “Napoli e Roma sono due città bellissime, se fossero due appartamenti però uno sarebbe uno splendido appartamento in centro, curato e con il parqet di pregio, Napoli sarebbe un appartamento immenso, affrescato, un po’ confuso con mobili di stili differenti, antico e misterioso, buio in alcune stanze ma con un meraviglioso terrazzo”. E’ il terrazzo che fa la differenza. Io l’ho sempre detto. Conoscono la storia di Napoli quasi quanto me. Per curiosità gli chiedo delle loro origini, per sapere se ci fossero vincoli sentimentali. Uno è di Alessandria, l’altro di genitori padovani il terzo torinese puro. Sono amici, due insegnano alla facoltà di lettere, l’altro è avvocato. Ed allora capisco che bisogna essere raffinati per amare Napoli.
Il contadino della bassa padana, l’imprenditore varesotto, il palazzinaro romano, o l’impiegato medio italiano, non riusciranno mai ad amarla, perchè Napoli è una città per colti. Per chi ama le differenze e capisce che solo da un po’ di caos nasce lo stupore. Solo lo sbigottimento crea riflessioni. Napoli non è per chi ama Venezia o Gardaland. Non ti tranquillizza ti turba. Non è una città che ti tranquillizza, non è un posticino carino per famiglie. Non ci sono McDonald, forse 2 in tutta la città. Non c’è nulla di uguale in Italia. Non c’è nulla di ordinario a Napoli. Dalla violenza al calore. Dalla irragionevolezza alla filosofia altissima partenopea. E io la amo. Sono grato per essere cresciuto qui. Perchè mi ha insegnato a scrivere, ad amare, a fare 3 passi indietro sempre per guardare le cose da una prospettiva più ampia. Napoli mi ha insegnato che devo guardarmi le spalle quando torno a casa la sera anche se gli occhi volerebbero verso il mare. Da Napoli ho appreso che una fila alla posta non è una perdita di tempo è uno spunto per un racconto o per un’opera teatrale. Che la musica è legata alla vita e la declina in ogni forma. Napoli vive di musica. Penso ci saranno 500/600 neomelodici che producono mille album l’anno e parlano di tutto, dall’amore al tradimento, dai figli al carcere, dalle ingiustizie al matrimonio. Quale altra città in Italia produce così tanta musica. Quale altro popolo italiano è impegnato così trasversalmente nella realizzazione di melodie?
Napoli è capitale. Non so di cosa ma lo è. Abbiamo avuto una corte e circa 10 palazzi reali. Ma la differenza tra Roma e Napoli è che da palazzo Serra di Cassano spuntano in alcuni punti della facciata piante. Palazzo Chigi è candido, costantemente restaurato ma irrimediabilmente morto.
Non sarei quello che sono senza Napoli, quanti possono dire la stessa cosa della propria città?
Sono fortunato a dividere la mia vita tra Napoli e Roma. Spostarmi tra due immensi stereotipi mondialmente noti. Respirandone l’aria, la malinconia, la passione, la storia, che mi insegnano ad amare ogni giorno, ad innamorarmi con tutto me stesso della vita e delle persone.