NaPoLi

scritto da sanfedista il 20 maggio 2011,18:46

Sono in treno, circondato da 3 torinesi. Sulla quarantina. Mi chiedono informazioni sull’orario dell’arrivo a Napoli. Io di solito non do confidenza in treno. E’ la mia ora di silenzio nella settimana. Ogni tanto leggo qualcosa, ogni tanto scorro l’ipad, alle volte lasciandolo sul treno. Ma nell’ora che separa Roma da Napoli rispondo anche malvolentieri al cellulare, rigorosamente impostato su “riunione”. Alle volte non rispondo proprio. Non mi manca nemmeno la sigaretta. Comunque questi tre torinesi visibilmente sovraeccitati attaccano bottone. Ok, il viaggio è compromesso. Sono innamorati di Napoli. La qual cosa mi rende il discorso meno ostile. Vengono ogni tanto per un w/e. A un certo punto mi guardano e mi dicono “Napoli è l’unica città davvero capitale che abbiamo in Italia”. Musica. Sorrido. Eccepisco, senza nemmeno troppa convinzione, che c’è Roma che è splendida – a me piace davvero tra l’altro-. Loro mi rispondono che Roma è troppo ministeriale, troppo bianca, piena di marmi. Sembra di girare per un museo. Napoli no. E’ anarchica, vitale e mortale. Pericolosa e splendida.

Poi si ferma e mi fa’: “Napoli mi sbalordisce sempre, giri per una stradina buia e poi ti spalanca il mare”. Concludendo con una metafora fantastica “Napoli e Roma sono due città bellissime, se fossero due appartamenti però uno sarebbe uno splendido appartamento in centro, curato e con il parqet di pregio, Napoli sarebbe un appartamento immenso, affrescato, un po’ confuso con mobili di stili differenti, antico e misterioso, buio in alcune stanze ma con un meraviglioso terrazzo”. E’ il terrazzo che fa la differenza. Io l’ho sempre detto. Conoscono la storia di Napoli quasi quanto me. Per curiosità gli chiedo delle loro origini, per sapere se ci fossero vincoli sentimentali. Uno è di Alessandria, l’altro di genitori padovani il terzo torinese puro. Sono amici, due insegnano alla facoltà di lettere, l’altro è avvocato. Ed allora capisco che bisogna essere raffinati per amare Napoli.

Il contadino della bassa padana, l’imprenditore varesotto, il palazzinaro romano, o l’impiegato medio italiano, non riusciranno mai ad amarla, perchè Napoli è una città per colti. Per chi ama le differenze e capisce che solo da un po’ di caos nasce lo stupore. Solo lo sbigottimento crea riflessioni. Napoli non è per chi ama Venezia o Gardaland. Non ti tranquillizza ti turba. Non è una città che ti tranquillizza, non è un posticino carino per famiglie. Non ci sono McDonald, forse 2 in tutta la città. Non c’è nulla di uguale in Italia. Non c’è nulla di ordinario a Napoli. Dalla violenza al calore. Dalla irragionevolezza alla filosofia altissima partenopea. E io la amo. Sono grato per essere cresciuto qui. Perchè mi ha insegnato a scrivere, ad amare, a fare 3 passi indietro sempre per guardare le cose da una prospettiva più ampia. Napoli mi ha insegnato che devo guardarmi le spalle quando torno a casa la sera anche se gli occhi volerebbero verso il mare. Da Napoli ho appreso che una fila alla posta non è una perdita di tempo è uno spunto per un racconto o per un’opera teatrale. Che la musica è legata alla vita e la declina in ogni forma. Napoli vive di musica. Penso ci saranno 500/600 neomelodici che producono mille album l’anno e parlano di tutto, dall’amore al tradimento, dai figli al carcere, dalle ingiustizie al matrimonio. Quale altra città in Italia produce così tanta musica. Quale altro popolo italiano è impegnato così trasversalmente nella realizzazione di melodie?

Napoli è capitale. Non so di cosa ma lo è. Abbiamo avuto una corte e circa 10 palazzi reali. Ma la differenza tra Roma e Napoli è che da palazzo Serra di Cassano spuntano in alcuni punti della facciata piante. Palazzo Chigi è candido, costantemente restaurato ma irrimediabilmente morto.

Non sarei quello che sono senza Napoli, quanti possono dire la stessa cosa della propria città?

Sono fortunato a dividere la mia vita tra Napoli e Roma. Spostarmi tra due immensi stereotipi mondialmente noti. Respirandone l’aria, la malinconia, la passione, la storia, che mi insegnano ad amare ogni giorno, ad innamorarmi con tutto me stesso della vita e delle persone.


 

categoria: Tag:, , ,
commenti: Nessun commento su NaPoLi (popup) | commenti

regole e patti

scritto da sanfedista il 19 maggio 2011,18:09

Tutto ciò che ha  a che fare con regole o regolamenti è per definizione noioso. Pur amando fortemente la noia ritengo che ci siano maniere più divertenti per procurarsela. Il regolamento condominiale non ha mai divertito nessuno. Le regole del bon ton sono l’opposto dello svago. Regolare è un lavoro triste, perchè ti obbliga  a vagliare profondamente e a conoscere tutte le cose divertenti per poi proibirle.

I patti, i trattati, come affermava il Cancelliere tedesco Bethmann-Hollweg, sono pezzi di carta. Pur nel rispetto di tutti gli equilibri mentali personali ed altrui, io sono tendenzialmente un futurista. Wildiano. So ovviamente autoregolarmi, riesco a capire quando devo staccare, spesso coincide quando lo voglio, però la mia vita non accetterà mai la positività totale delle regole.  Prendere o lasciare.

Dalla finestra le bandiere della Colombo sventolano, il telefono alla mia sinistra continua a squillare inascoltato. Che ti squilli? E mi rassereno un po’ accarezzando qualche pensiero. Mi brucia lo stomaco ma questa è consolidata prassi. Fumo troppo, mangio pochissimo. Sarebbe una vita sanissima se non fumassi troppo. Berrò una birra a casa rigorosamente dalla bottiglia, sono uomo e posso farlo. In realtà sono un Uomo e posso fare tutto.

Come dissi una volta, se la mela fosse caduta da sola per l’autunno avremmo adorato il vento. Invece ora adoriamo l’uomo, con i suoi limiti, le sue complessità, i suoi errori, le sue costrizioni, la sua imperfezione, le sue forze e debolezze. Non è tutto però così fantastico, non è tutto così sbalorditivo sempre?

Nella vita rimaniamo a bocca aperta stupiti per come sia potuto succedere, ma tanto è già successo, dobbiamo allora solo chiudere gli occhi e…e questo non lo so!

 

 

 

 

 

Che canzone ingenua, ma è efficace…

 

 

 

 

 

frase del giorno

scritto da sanfedista il 18 maggio 2011,22:31

 

 

 

 

IRRAzIonALItA’

vs

Times New Roman

…it’s bliss…

 

 

 

 


ma buongiorno

scritto da sanfedista il 17 maggio 2011,10:22

Prima mattinata insolita. Alle 8.00 avevo un appuntamento in Via Barberini, credo davvero utile, molto utile anzi. Alle 8.30 ero in Taxi per raggiungere il lavoro all’EUR- Il tassista dopo un po’ mi fa con tipica voce omossessuale da stereotipo, v. “il vizietto”, “Io la ho già accompagnata, non è la prima volta che ci vediamo”, si mette male io gli faccio “ah non ricordo, per che tragitto?”, lui risponde pronto “Via Bixio – Eur”, bingo! e aggiunge “un bel ragazzo così mica lo scordo”. Sorrido e non rispondo. Passato il primo sconforto per il complimento inatteso alla fine me ne compiaccio. Stamattina sono davvero bello, abbronzato, magro, con un paio di pantaloni beige e una camicia azzurra. Il mondo è decisamente mio.

 


 

 

Silenzio stampa

scritto da sanfedista il 16 maggio 2011,16:25

Quanto è utile il silenzio? Se fossimo fatti per il silenzio l’essere muti non sarebbe un handicap.
Silenzio è decisamente la parola della settimana. Un po’ di sano silenzio quanto fa bene? Malissimo, secondo me. Ma non ho ancora il potere assoluto per far parlare i muti e chi non vuole.

Però ripensandoci, alla fine le parole non sempre sono utili; in assenza di esse, fioriscono comunque i rami, si muovono comunque le maree, una nube rabbuia per un istante il cielo che poi di nuovo abbacina gli occhi. Ed allora forse davvero c’è un po’ d’oro nel silenzio, che magifica i pensieri ed accompagna ogni fantasia fino alla realtà: con l’autoconvincimento dato dall’assenza delle risposte udibili, reali. Col silenzio la mente è l’unica nostra interlocutrice e tende quindi a darci pareri mirabili: muta i pensieri in ricordi immutabili, dipinge i difetti degli altri in virtù che ci mancano e ammanta l’intera materia coperta da silenzio in qualcosa di magico e proibito.

La magia non passa attraverso le formule ma secondo il silenzio, che è l’invisibile mano che incastra una spada nella roccia, addormenta una principessa o maledice un bacio. Con il silenzio tutto è possibile, tutto è nostro, tutto è risolto. Ma tutto è inesorabilmente finto, immoto, irrisolto.

 

 

Io ho sempre preferito Bert

scritto da sanfedista il 12 maggio 2011,20:46

No, non è un outing. E che Mary Poppins è di fatto l’emblema della razionalità a tutti i costi. Mary Poppins ha un inizio e una fine. Si sa che al prossimo vento dell’est andrà via. Badate, dopo aver incasinato parecchie vite. I bambini sono ora abituati a girare le campagne inglesi su cavalli da giostra parlando con gli animali da cortile. Ma ha incasinato pure la vita  di Bert, ovviamente. Bert è un maledetto romantico, decisamente irrazionale, una sorta di Baudelaire per bambini. Innamorato chiaramente di Mary se ne frega di sovvertire l’ordine naturale delle cose. Basti vedere la struggente dichiarazione d’amore che segue in video, a cui la “razionalissima Poppins” cerca di portare tutto a ragione con frasi che sminuiscono la portata delle sue affermazioni. “Via Bert, niente pazzie per favor” oppure “oh andiamo”, “sei proprio svitato”, e giù di lì. Mary non vuole perdere il controllo.

Perchè? Ci ha messo tanto ad essere padrona di se stessa ed ora semplicemente non vuole rinunciarvi? Non vuole rinunciare alla vita come la voleva? Forse semplicemente non gli piace Bert per quel senso di irrazionalità che lo contraddistingue. O forse la vita dai Banks gli piace e non vuole lasciarla per un salto nel buio con uno spazzacamino. Troppe domande a cui solo Mary potrebbe rispondere, ma tanto si sa che tacerà e volerà via. E i bambini cosa imparano? Che Bert è un folle mattacchione inconcludente, senza un lavoro stabile, anzi con un lavoro poco dignitoso come lo spazzacamino? Potreste dire che il film funziona proprio perchè ci sono Mary e Bert, potrei rispondervi di sì ed è forse questa la vera risposta.

 


Montalismo ciclico ma necessario

scritto da sanfedista il 11 maggio 2011,14:26

…e la dove il riverbero più cuoce e il nuvolo s’abbassa, oltre le sue pupille ormai remote, solo due fasci di luce in croce, e il tempo passa…

 

 

 

 

 


Frase del giorno

scritto da sanfedista il ,10:54

SeLaBarraSpaziatriceSullaTastieraDiUnComputerE’Rotta
NonSignificaCheChiScriveAbbiaBisognoD’Affetto,Tenendo
TuttiICaratteriAttaccati.

AncheSeAlleVolteNonC’E’AltraSoluzionePerContinuare
AScrivere,OAVivere,
CheSottomettersiAgliAccadimentiInaspettati
ERimanereAttaccati.

OdioAspettareInGenere,CircolanoInfluezeFuoriStagione.
FantasticaLaCanzoneCheSegue.IlTestoMiE’SemprePiaciuto.

 

 

 

 

frase del giorno

scritto da sanfedista il 9 maggio 2011,17:00

C’è un vento neozelandese oggi. Tipico vento fresco che porta vita e spazza il cielo. Solo che sono a Roma Sud, ed ho appena letto che è solo un cazzo di vento dei Balcani.

 

 

 



categoria: Tag:
commenti: 2 Commenti su frase del giorno (popup) | commenti (2)

Aperitivo sul 714

scritto da sanfedista il 5 maggio 2011,23:15

Il sanfedista nonostante il blasone è costretto a prendere i mezzi pubblici. Ogni tanto l’intervalla a taxi, come per interrompere una terapia e svuotare la misura.

Il 714 è un carnevale. Una roulette russa. Una terza classe del Titanic appena sbarcata nel suk di Tunisi. E’ un posto splendido. I mezzi però sono vetusti, traballanti, rumorosi e si rompono. Superare la circonvallazione ostiense, venendo dalla Cristoforo Colombo, è di fatto come uscire dalle colonne d’Ercole, se prima il percorso era sicuro, dopo, il mezzo logoro dai chilometri macinati dal capolinea del basso EUR, inizia a perdere inevitabilmente i colpi. Alle volte ce la fa, a fatica chiude e apre un paio di volte le porte, come per incamerare più aria o darsi coraggio e riparte. Oggi ha tirato il suo ultimo rantolo meccanico esattamente sopra le terme di Caracalla. Ore 18.54. Per me l’uscita dall’ufficio alle 18 è un diritto inalienabile. Oggi a causa di lavori inutili ed avvilenti per chi come me ha grandi capacità, trattavasi di redigere lettera di ringraziamento a politici da parte del mio AD, sono dovuto permanere di più alla scrivania.

Sceso con la velocità di una lucertola mi sono visto sfilare un 714 davanti agli occhi. Ho preso il successivo erodendo ben 12 minuti al mio tempo. Preziosissimo.

Il mezzo sin da subito non dava grandi garanzie. Chi li usa spesso dai primi metri riesce a distinguere se il bus ce la farà o no. Il presentimento era nefasto. Le marce ingranavano male ed ogni tanto si spegneva e riaccendeva l’obliteratrice, pessimo segno.

Dicevamo, per tirarla breve, che superata la fermata di circonvallazione ostiense, che divide i cauti dagli audaci, il pulmann si pianta. Fermo, secco, inerme come un pezzo di Lego.

Si aprono le porte scendono tutti e colgo bestemmie in tutte le lingue, perchè è il tono che fa la bestemmia. Subito dietro un 671, per me assolutamente inutile, che però raccoglie gran parte dei passeggeri naufragati diretti magari alla metro Re di Roma.

Rimaniamo in 9. Un sacerdote, due studenti, extracomunitari vari, un professionista ed un osservatore. Io.

Ci saranno stati 20 gradi, un sole obliquo che scompariva lento dietro il colle. Un po’ di vento che brividiva leggermente i capelli. Un fruscio di auto di passaggio ordinato ed un silenzio estivo. Il primo silenzio estivo dell’anno. Ho sorriso e con un occhio ho guardato la circonvallazione ostiense, con l’altro mi sono spinto immaginariamente fino a Porta Metronia. Ho guardato di nuovo il sole all’occidente che s’intravedeva ormai tra le fronde delle piante esotiche di un vivaio che fa angolo e mi sono sentito felice. Una felicità piena, senza invidia per nessun altro.

Una felicità completa. Sono stato felice di essere felice di innamorarmi ancora delle piccole felicità che la vita ti nasconde sotto minutissime pieghe. Quelle felicità che ti danno la consapevolezza che nulla è davvero mai perduto, che tutto si può ricostruire, che non esistono obblighi, che noi siamo padroni della nostra vita perché noi respiriamo con i nostri polmoni e se i programmi erano diversi la vità prima o poi cambierà corso e si adeguerà alle nostre scelte. Un 714 si romperà ovunque nel mondo e qualcuno si risintonizzerà su se stesso in maniera imprevista.