…ogn’uom’ di Ferruccio ha il core, la mano, il suon d’ogni squilla i Vespri suonò. Stringiamci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò…
Imboccò il tornantino senza pensare troppo al leggero strato di foglie autunnali sulla strada. Lo imboccò rapido, secco. Un colpo di freno, frizione giù, scalo di marcia e poi di nuovo gas. In curva si entra col freno e si esce con l’acceleratore. Le braccia erano rigide sul volante a tre razze. Il contagiri a fondo bianco saliva e scendeva scandendo, come un direttore d’orchestra con la bacchetta, il tracciato misto che scorreva sotto le ruote. Con un piccolo colpo fece balenare i fari per avere più luce sulla curva che terminava il lungo rettilineo. Le gomme tiravano fuori le unghie per restare attaccate al suolo…
Sai cosa? che proprio non so che c’è dietro quella curva. Ho immaginato tutto ma nel mio cervello non riesco a guardare oltra la curva, ho finito l’immaginazione e avrei potuto far finire la benzina alla macchina. Si dai.
…finchè il motore iniziò a strappare, sempre di più, l’acceleratore andava a vuoto… “cazzo la benzina”, pensò. In aperta campagna all’imbrunire senza benzina e col cellulare che non prende. Una splendida macchina ferma sul ciglio della strada. Così la faccio finire la storia. Un po’ come me ora.
abbiamo indossato gli occhiali sbagliati. quelli per leggere da vicino, forse noi gli occhiali per vedere da lontano li avremo solo dopo. per tutto il resto c’è la canzone che segue.
questo è quello che succede quando in una giornata davvero stupida grigia e che non sarebbe mai dovuta essere getti per la disperazione la testa sulla tastiera.
C’è qualcuno che mi ha detto per telefono che al gol di Cavani “Se n’è caduta Napoli”. Io ho fatto cadere parte della strada qui a Roma, nel solito silenzio maledetto che mi circonda quando il Napoli segna. Afono, sudato di gloria. Innamorato perso, come a 14 anni, come quando ho comprato il mio primo fiore per qualcuna. Nella vita mangi fango, caviale, ostriche e melanzane ripiene di melanzane a funghetti. Bevi acqua calda dal lavello e la birra che sto per aprirmi. Vacilli, traballi, magari la vita ti butta a terra come un tavolino quando gli strappi il tappeto sotto. Così senza motivo. Magari tutti i tuoi programmi sono confutati punto per punto dalla malasorte o da una tua follia non in preventivo. Magari tredicimila cose, ma stasera il Napoli Calcio mi ha entusiasmato e io prometto a me stesso e al mondo testimone che non consentirò a nulla, cose, oggetti o persone di farmi fare un passo indietro, di farmi abbassare la voce, di non farmi crepare il cuore quando le cose vanno bene e quando vanno male. Solo questo, di getto, d’istinto, tutto il resto è un grandissimo casino. Stasera il pareggio mi fa dormire sereno.
Finiremo per spostare sempre un po’ più in là gli obiettivi tanto da superare il traguardo senza nemmeno accorgercene rimanendo perennemente inappagati. Il mio regno per un martini dryyyyyy ghiacciato. Now.
Oggi è (stato) 8 settembre, il nostro 11 settembre. Con vecchia retorica avrebbero detto “data segnata dall’infamia”. Qui mi fermo, sereno comunque nell’aver dato il mio contributo annuale a questa triste rimembranza.
Qualcuno diceva “non abbiamo più 15 anni”. Non ne abbiamo ancora 50 però. E allora siate buoni con me, vi prego di essere un po’ indulgenti se proprio non mi sento ancora pronto per le lenti bifocali. Ci tengo alle mie diottrie così come sono. Meno 5 all’occhio sinistro e meno 5,50 all’occhio destro. Una miopia vigorosa, giovanile, ancora non corrotta e corretta dalla presbiopia. Una miopia conquistata grado per grado, faticosamente. Figlia di una crescita rapida che mi ha portato a superare il metro e ottanta quasi lambendo i dieci centimetri sotto i due metri. Una cattiva vista che certifica la mia teledipendenza degli anni 90. Le mie letture notturne, i miei vacui e interminabili sguardi ad un monitor fisso e bianco poi annerito da parole da rivedere e correggere. Ogni correzione, ogni ricerca sullo schermo notturno mi ha allontanato dai 10 decimi e, sinceramente, in questo modo ogni grado perso è stato ben speso. Qualcuno dalle ultime file potrebbe malignare sugli atti impuri. Anche quelli se avessero contribuito a rafforzare la mia cattiva vista li sfoggerei come cordoni di ordini cavallereschi.
Volevo operarmi con il laser, ma operarsi è come rinnegare gli errori. Gli errori non si rinnegano, gli errori si spendono e ci si compra la conoscenza di nuovi errori. E siate indulgenti con chi cerca di camuffare la miopia con lenti a contatto. Un miope orgoglioso ma che odia gli occhiali e li indossa in particolari occasioni, sempre obbligate o dal caso o dalla necessità.
Vi prego di essere indulgenti con chi ha uno sguardo un po’ appannato sul mondo. Chi crede sia più utile un giardino zen piuttosto che una cabina armadio. Io d’altronde sono pagato per scrivere e chi scrive deve saper vedere da vicino, che da lontano tanto non serve; tanto che per scrivere sarebbe quasi più utile essere ciechi, cioè vedere solo il buio, vedersi solo l’intelletto e immaginare l’ispirazione. Che io ho sempre percepito nera. Una nuvola nera che ti copre lasciandoti sbigottito e incuriosito. Ed io amo lo stupor e la curiositas, fottendomene di Apuleio e della metamorfosi del suo personaggio in asino, proprio per punizione al suo eccessivo interesse alle cose altre da lui.
Se si potesse fumare in bus quanta ispirazione avrei in più. Non mi ridurrei forse a scrivere di notte, comunque in una nuvola di fumo, tra boccate d’ispirazione e diottrie che aumentano alla ricerca del capitolo successivo del libro che porto avanti da anni, metafora troppo semplice di una vita ancora lontana dai 50.
Che poi non è sempre chiaro la funzione del no e del si. Dovrebbero essere due punti certi e fissi della nostra vita. Il no e il si. E invece si complicano sempre parecchio e finiamo per non fidarci più solo del no e del si. Ma interpretiamo anche il tono, eventuali tic nel dirli, insomma il no e il si sono diventate solo due semplici indicazioni, hanno perso per molti di noi lo spirito chiarificatorio e definitivo che dovevano avere all’inizio, quando furono pensati. Prima dell’evoluzione della specie, dei bisogni e delle voglie. No?
Adesso sapranno dove rapinare, estorcere e rubare. Quali i contribuenti più danarosi, i figli di chi rapire. Un bandito di Milano potrebbe collegarsi al pc e organizzare una trasferta a Cosenza andando a colpo sicuro. Un balordo di Taranto in un annoiato pomeriggio potrebbe decidere di ampliare i suoi territori organizzando un viaggio di lavoro a Gallarate e presentandosi sotto casa del più ricco del comune, fino ad ora a lui sconosciuto.
Ma stiamo scherzando? Dov’è la privacy? Il miglior metodo per combattere l’evasione è giocare sull’invidia sociale degli italiani? Demandare al cittadino comune quelli che devono essere i compiti dello Stato? Allora andavano anche bene le “ronde”, no? Già vedo rapine in crescita, famiglie spaccate (immaginate quando vostro cognato saprà esattamente il vostro reddito) e telefoni della finanza arroventati da solerti portinaie anonime: “L’ho visto in Porsche il maledetto, è uscito ora, arrestatelo!”. E’ semplicemente ridicolo puntare sulla delazione, in questo modo sì che ci avviciniamo alla Germania, ma quella Est.
Cinico Giurista e Critico Letterario su un quotidiano. Felice guidatore di una automobile cabriolet, amante del teatro e del cinema, di Gozzano e Marinetti. Amante di Se stesso. Informatore sofisticato per lettori privilegiati.
odi et amo
Odio : La volgarità
Amo : Sigarette francesi, gauloises.
Accendere le stesse con un accendino di metallo o con un fiammifero, adoro il rumore del fiammifero e il suo profumo.
Salmone scozzese, lo preferisco molto al norvegese.
Whiskey irlandese di marca Jameson.
Sigari di dimensioni “petit corona” marca Montecristo.
Ascoltare musica brasiliana.
Luci soffuse e penombra per riflettere di sera.
Non abbassare mai le persiane andando a dormire, amo risvegliarmi col sole.
Collezionare piccole cose di cattivo gusto, trarne la bellezza.
La velocità, le automobili inglesi, o le classiche sportive italiane, comunque automobili che mi diano risposta pronta nel momento in cui pigio l’acceleratore.
Sentire vecchie canzoni italiane e i Queen.
Amo anche la musica trash.
Indossare la cravatta, il cappotto lungo o un pullover a collo alto.
Amo l’inverno, ma da un po’ sto iniziando ad apprezzare anche l’estate.
Amo le suonerie dei cellulari tradizionali.
Guanti di nappa nera, con cachemire all’interno.
Ascoltare musica in auto e viaggiare di notte.
Un buon vino rosso siciliano.
Il panettone con l’uvetta e senza canditi.
Mi piace riflettere e osservare gli uomini.
Amo le donne che parlano a bassa voce.
Amo le donne che hanno qualcosa da dire.
Il sassofono ed il piano sono i miei strumenti preferiti, mi piace Chopin.
Non credo nella democrazia.
Amo il decadentismo e il futurismo.
Amo essere confuso.
Preferisco i soggetti alle nature morte.
Il latte intero.
L’acqua e le fontane.
Bere alle fontanelle.
Leggere giornali non schierati politicamente.
le persone dolci e propense all’ascoltare.
Il gelato al pistacchio della gelateria “Otranto”.
Il motorino in città, anche con la pioggia.
La pioggia.
Le parole francesi, tipo “boudoir”.
David Lynch, Kubrick.
Un buon film al cinema.
La parmigiana di melanzane.
Le ostriche al “grand caffe le cappucin”a Parigi.
Il lenzuolo nuovo dopo la doccia.
I massaggi.
Il papillon ben annodato alla prima del S.Carlo.
Affondare i piedi nella sabbia tiepida.
Una doccia dopo il mare.
Le persone che ti guardano negli occhi quando ti parlano.
Muovere la mano in maniera mai brusca.
Andare a letto quando tutti sono gia a letto.
Fare scali tecnici mentre si vola.
Affondare nelle poltrone della buisness class.
Lo skyline di Pudong visto dal bund di Shanghai.
Las Vegas a mezzanotte mentre la fontana del Bellagio esplode con la musica di Gene Kelly.
Il caldo secco della Savana in Tanzania, la polvere che ti sporca e la piscina del Plantation Lodge che ti aspetta a mezz'ora di Jeep.
Concedersi un riposino pomeridiano estivo in Hyde Park a Londra.
Il cielo della Scozia sempre così imprevedibile.
Un tramonto su ponte Carlo a Praga.
Il corno d'oro di Istanbul, all'alba alle 6.00, ma visto dal mare.
Amsterdam e la sua leggerezza, Barcellona e la sua lievezza.
Il suk di Marrakech, dove sei sicuro di aver fatto l'affare della tua vita ma poi vai in Tunisia e ti senti un idiota, arrivi in Egitto e pensi che non ti è andata poi così male.
Il Sahara, maledetto...
Il golfo di Napoli al tramonto, così conosciuto ma così tremendamente inatteso.
Un’uscita in barca nell’Auraki Goulf ad Auckland in Nuova Zelanda.
Aggiustare i capelli sopra l’orecchio alla ragazza a cui voglio bene.
Un bicchiere di mirto sul balcone quando tira vento e il tempo minaccia pioggia.
Un cappello a falde larghe.
La camicia sempre e comunque, anche sul costume da bagno, bianca, azzurra oppure a righine. D'obbligo le iniziali.
La mia coscienza : Fiera
La mia sorte : comunque certa