I can feel your POWA’!
E la scudetto va alla Juve. Il Napoli dal canto suo sciupa tutto all’ultimo. Addio Champions. Ma noi siamo così. E’ la potenza della deresponsabilizzazione. Noi siamo così, illludiamo, esaltiamo e poi nel momento topico molliamo. Perchè ci piace così. Tutto è perfetto, tutto è compiuto; direbbe qualcuno. Noi ben lungi dalla ordinarietà ci rifugiamo invece nell’imprevisto. Nel fallimento rocambolesco. Nel “no”all’altare. Ma questo ci fa amare. Il fatto che presumibilmente ci inguaiamo da soli e che invece dati per morti “gliela facciamo vedere noi”.
Se vuoi un marito sposa uno juventino, se vuoi un uomo sposa un napoletano. Perchè le mensole sono più fascinose se sai che si potranno staccare prima o poi, roviando il servizio buono, che magari odiavi. Lo juventino ripara, si applica e garantisce. Il napoletano aggiusta. Lo juventino è cauto e affidabile, il napoletano è vorace e disilluso. Lo juventino esulta composto, il tifoso del napoli piange disperato, odia la squadra, poi la ama, poi la odia, poi si odia, sognando per un istante di tifare Barcellona. Ma poi sorride e riama la squadra che ha appena perso, fuori da ogni ragionevole – o irragionevole – pronostico. Se sposi uno juventino stai sicuro che ti ascolterà in maniera attenta, se sposi il Napoli e mentre parli c’è sotto una grande canzone in radio, il tifoso del Napoli per un po’ non ti ascolterà con tanta attenzione. Magari poi dandoti alla fine del discorso una risposta strabiliante. Non abbiamo bisogno di sentire tutto il discorso, non abbiamo bisogno di raccontarti ogni cosa. Non abbiamo bisogno di vincere tutte le partite. Col Bologna poi… Ma che squadra è il Bologna? Che tanto quelli l’anno prossimo retrocedono. E intanto lo scudetto non lo vinciamo. Lo vince la Juve, la mensola resterà ben fissa al muro e all’altare sarà un sì. Ma di notte nessun frastuono di vetri rotti, nessun sorriso sornione, nessun amore da infarto, nessun pianto catartico nessun bel gesto smodato. No POWA’, o “power” come scriverebbe un gobbo.