il giorno dopo le elezioni
Troppa ideologia e poca logica
Troppa ideologia e poca logica
Rientro dopo tanti anni nella schiera di quelli che si decideranno alla fine, occupando la cabina come il bagno di una discoteca. Comunque voi votate bene.
Da Nang,
ore 1,32
Da Nang non è Saigon. Quello che c’era di grandioso a Saigon qui è umano. Compiti di routine. Redazione dispacci, organizzazione catena di comando. Controlli truppe e parate. Immense parate. La divisa sporca è ora alta uniforme impeccabile. Cene all’ambasciata e cocktail dai generali e dai papaveri in visita. La guerra qui più vicina, paradossalmente appare invece più distante. Attutita dalla realtà più familiare che tutto pacifica. Il rumore degli elicotteri che pur sorvolano il cielo e dispiumando le pale sul sole, è attutito dalla banda; una banda che suona più forte del mortaio.
I feriti sorridono, trovano anche le forze per ballare a volte. Certo di tanto in tanto si pensa al dolore, si guardano le medicazioni. Ma mai con timore o dolore. I tagli, i segni delle schegge o dei proiettili sono varchi aperti sulla battaglia. Pensi al dolore solo per rinfrescare il ricordo della prima linea, che manca solo per qualche istante. Un bicchiere di vino non pesa come un m-16 e quindi i muscoli forti, abituati a sostenere ferro, devono riabituarsi. Ti rendi conto alle volte di utilizzare una forza spropositata per compiti molto semplici. Ma l’addestramento è quello e non puoi farci nulla. Scavi nel caviale come scaveresti una trincea.
Per la prima volta sento il tintinnio delle medaglie, che non trovano posto sulla mimetica. Da Nang è bella, è ancor più bella perchè è in guerra. Ma Da Nang è da sempre in guerra e quindi qui sono tutti, in qualche modo, reduci come te, ed allora ti puoi anche confondere tra i tintinnii. Puoi anche perderti con gli altri reduci, che, infondo, basta uno sguardo per capirsi. Un mezzo sorriso per afferrare la fatalità dell’esistenza di chi ha imparato, prima di te e meglio di te, a scavare nel caviale come si scava nel caviale. Dissimulando il fatto che domani potrebbe non essercene e soprattutto assaporandolo, anche la prima volta che lo si mangia, come un alimento che si conosce da sempre. Il caviale qui a Da Nang non è diverso dall’hot dog: è cibo e si consuma con l’allegro distacco con cui si consuma tutto. Penso sia il mio posto, penso che dopo Saigon non potrei essere altrove che qui.
DISPACCI PRECEDENTI:
http://www.sanfedista.it/2012/09/06/ultima-notte-a-saigon/
http://www.sanfedista.it/2008/06/24/saigon/
Uscire dal w/e, è sempre come risvegliarsi in un posto diverso da quello in cui ti eri addormentato.
ed il fumo che sale da chissà quale
sigaretta,
un camposanto di mozziconi tra i denti schiacciati
100 becchi gialli riposano in groviglio
e se non scorgo quello che ancora si consuma
per me ardon tutti in unico giaciglio
e ci impazzisco, vi assicuro,
vorrei riveder per un istante sotto la bragia
il diamante che brilla,
il carbone rossastro,
la scintilla
di quell’ultimo tiro
che tanto m’appartiene da non sopirsi mai
che va’avanti a strinare distante dalle mie labbra,
come un urlo che caldo di fiato
non si raffredda in lontanaza
ma continua a vibrare