Frase del giorno
Ma perchè i piccioni, quando si sentono in pericolo, al posto di volare accelerano il passo?
Ma perchè i piccioni, quando si sentono in pericolo, al posto di volare accelerano il passo?
io vivo mosso da bisogni filosofici non fisiologici
Avete mai tenuto in mano una bottiglia contenente veleno? L’azione di ingerire il veleno è un’azione davvero semplice. Non si differenzia in nulla dall’ingestione di un qualsiasi liquido. Il suicidio con il veleno è la morte più fisiologica. Tutti gli altri metodi, dall’elettrolocuzione all’impiccagione, dal salto nel vuoto al taglio delle vene impongono comportamenti innaturali. Non abituali. Il bere è routinario, semplice. Ma avere tra le mani un’ampolla di veleno ti rende onnipotente.
Tutte le sostanze, gli oggetti, i luoghi capaci di darti una morte immediata, e soprattutto certa, sono luoghi in cui Dio è presente. Sono la quarta sponda che rompe il triangolo divino, la trinità. Padre, Figlio, Spirito Santo e Morte Consapevole.
Moriamo bevendo veleno. Tipico esempio tra l’altro di ὕστερον πρότερον, per chi ama le figure retoriche, per chi le studia magari.
Se il vento sarà così forte da farmi indietreggiare, lo inciterò affinché egli soffi ancora più forte fino a trascinare a me la mia destinazione.
4 marzo 1943 – 1º marzo 2012, cantautore
“La bellezza di Totò è la bellezza di Napoli. Napoli sembra una città, ma è una nazione […] Io non posso fare a meno, almeno 2-3 volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Sono 12 anni che studio 3 ore alla settimana il napoletano, perchè se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, tutto il napoletano, che costerebbe 200.000 euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni.”
“Tre più tre per lui fa sempre sette”
Il più grande divulgatore di motori non pilota. Il più grande dandy contemporaneo della musica. Appassionato d’arte, di storie romantiche, d’appendice, narratore di immagini decadenti. Guardava verso il futuro, ma lo guardava voltato di spalle, girando la testa. La sua musica nell’aria passava come potrebbe passare la Cisitalia 1100 di Nuvolari a Radicofani, sporca, sfasciata, precaria, ma elegantissima comunque. Una visione in una nuvola di fumo. Un ritratto frastagliato come una figura di Willem de Kooning o una macchia di Burri. Musica intrappolata in lamiere o inabissata sul fondo marino. Dolcissima e così vera che alle volte fa un po’male.
Ma dov’è Nausicaa?
è ritta sul poggio che l’immoto mar scorge
come di ghiaccio.
Le remi incrostate su spuma gelata,
la risacca è musica di cristallo purissimo
suonata, filata, come di zucchero lieve
La spiaggia? tempesta di neve
e attende un solo secondo
ma è tutto un unico istante se il tempo non corre
che non ha nome se non semplicemente, nuovamente, “tempo”.
Dimora inchiodata nel giorno che viene
archiviato al futuro.
E nemmeno si scivola con tutto quel ghiaccio.
Fortunatamente il mio cervello percepisce maggiormente le distorsioni delle armonie. Sapete che sono stato in grado di ballare solo nella stanza vuota e al buio, con questa musica? Quella che segue…
com’è fantastica la mia vita, assaggiamo tutti un po’ di palco la città sarebbe una fantastica platea, sbigottita. Il resto che noia. Sorridere da soli. Non c’è nulla di meglio. Vi prego sorridete quando siete soli e guardatevi da fuori. Immaginatevi con grandi orecchie da asino ed avrete pagato il prezzo per entrare nel mondo dei balocchi.
…notte…
Il peso delle parole che si sprecano in concetti zoppi, inattuabili o irrealizzabili, in dubbi mediocri, dovrebbe essere trattato come un’emergenza sociale.
La corsa al risparmio, al riutilizzo, al riciclo, allo “è ancora buono, perchè cambiarlo”, alla praticità che vince su una bellezza un più scomoda, mortifica ogni voglia d’emergere. Non capisco perchè la società sta puntando tutto su un modello da desco serale, da albori della borghesia anni 50, senza però la geniale cialtroneria esibizionista che la caratterizzava. Le persone mettono in atto come una messa da requiem, le schematiche consolidate e ripetute come infiniti mantra di cui compiacersi e in cui affondare dolcemente. Regali alle feste comandate, parole raramente fuoriposto, poca invadenza. Una sobrietà che è più drammatica perchè incosapevole abitudine. L’idiozia dei colori scuri, del blu, che pure tanto amo. Le mitologie e le antiche vestige classiche, che ripetiamo e che ci fanno apparire tanto colti, come il “complesso di edipo”, “la volpe e l’uva”, sono ormai involucri vuoti. Immagini pornografiche quando citate senza una struttura che le supporti, perchè la gente solo questo conosce dell’antichità greca. Nessuno conosce di Deucalione e Pirra, eppure come sarebbe salvifico…
La scusa del tempo poi è terribile, l’hanno inculcata nel nostro cervello, il “se avessi tempo quanto leggerei” mi fa morire dentro ogni volta che lo sento. Non c’è, in realtà, la volontà di farlo, perchè il mondo ci ha insegnato che la partita o, peggio, la famiglia sono più importanti della dedizione nell’apprendere. In nessun testo di filosofia c’è una pagina che ti consiglia quale macchina comprare, in nessuna pubblicità c’è qualcuno che legge un libro. Ci sono belle famiglie cretine. Genitori che ascoltano le richieste dei figli, figli idioti, con abiti sconci e volontà indefinite, fumose, rapide al cambiamento. Scegliamo i nostri amici, scegliamo i nostri partner, valutiamo attentamente prima di impegnarci, preoccupiamoci meno di come stanno i nostri familiari e preoccupiamoci di più di come sta la nostra mente. Che fai? Dove sei? A che ora torni? Ma ci importa davvero?
Ed allora invidio gli ubriaconi…per mille ragioni.
Ieri ho avuto circa 20 persone a cena per la finale di s.remo.
E’ una tradizione della mia casa, siamo giunti alla VIII edizione. Finisce sempre un po’ tipo mattanza. Penso ci fosse gente che non mangiava da giorni. Hanno fumato nemmeno un’acciaieria.
Stamane, tempo uggioso, tutto di fretta. Pranzo da mia nonna, che mi ha raccontato di quando in funicolare a Napoli c’era un vagone di prima classe con i sedili in velluto e il cristiano che ti apriva le porte. Lei ovviamente viaggiava solo in prima. Dovreste conoscerla. E’ una delle ultime nobili che fanno le cose con classe perché non conoscono altri modi di farle. Fanno le cose in maniera impeccabile e assolutamente disinvolta. Non si fermano a pensare quale sia il modo più elegante per farle, le fanno e risultano eleganti. Per esempio oggi ha preparato un’insalata di pollo. Semplicissima ma presentata nemmeno fosse un fagiano. Io ho cominciato a servirmi, lei mi ha ripreso dicendomi “prendilo in modo da non scomporlo, non perché debba conservarlo per stasera, ma perché se ti dovessi trovarti a cena con altre persone dovresti prenderlo così”. Implacabile come sempre, 85 anni. Non le sfugge nulla. Ed io che pensavo in treno tornando a Roma. “Quante persone oggi farebbero caso a come qualcuno si serve da un piatto?”. Ed ho sorriso.
La schiatta è indubbiamente peggiorata, in genere ma anche nella mia famiglia con mio padre e me. Ci siamo imborghesiti, popolarizzati, come il festival. Abbiamo perso in gentilezza, abbiamo perso in lentezza, in cura dei dettagli, in capacità di essere meravigliosi ospiti. Ieri però ho cercato di essere davvero perfetto e credo di esserci riuscito.