Frase del giorno
…la pazienza è il desiderio di attendere una cosa che non accadrà…
…la pazienza è il desiderio di attendere una cosa che non accadrà…
Domani a Roma è festa: S.Pietro e Paolo. Ovviamente anche Paolo è Santo solo che si omette di ripeterlo, dandolo per scontato. Il caldo preme con forza. Anche una sigaretta gauloises rossa ha un retrogusto di cucciolone, è irrimediabilmente estate. San Gennaro capita a settembre, a Napoli quindi la giornata di festa non la godi davvero. Hai un anno davanti appena incominciato. Non che io qui stanotte faccia follie, ma la pausa davvero serve, per riflettere prima dell’apnea delle vacanze.
Penso che io sono nato nell’82, i miei si sono sposati nel 76. Potevano farmi un po’ prima. Tipo nel 77. Avrei goduto appieno degli scudetti del Napoli (87/88 – 89/90). Non avrei portato all’università la riforma del diritto commerciale, che non mi fece dormire per mesi. Avrei presumibilmente un contratto lavorativo davvero vantaggioso. Avrei forse superato quasi indenne la crisi. Non starei certamente qui a scrivere. Forse avrei dei figli, una moglie e magari una Porsche. Starei presumibilmente cercando una casa al mare sulla spiaggia, per svegliarmi la mattina presto scendere al mare con i bimbi e fargli prendere il sole migliore. Una casa con giardino per lavare la Porsche con calma, mentre mia moglie parla con gli amici se aprire o meno una bottiglia di prosecco gelato. Penserei a una pensione integrativa. Voterei Casini perchè si coniuga con il mio spirito di stabilità. Farei spese davvero utili. Forse avrei smesso di fumare o scrivere. Avrei smesso di pensare che sono padrone della mia vita. Che le promesse si rinnovano ogni giorno. Che essere un po’ boemi, un po’ strafottenti, è irresponsabile.
Certo che per la Porsche, Volente o Nolente, si fanno sacrifici. Mica te la regalano come Volkswagen qualsiasi. Devi sudartela e Dio solo sa quanto sto sudando ora, il termometro beffardo segna 28.
…siamo tutti nani in bilico su un orinatoio…
Ma la vita è già in 3D. Andiamo a vedere un film in 3D quando il mondo che c’è fuori la sala è in 3D.
Uccidiamo zanzare piuttosto.
Ogni anno me ne dimentico perchè essendo legato alla Pasqua non ha una data fissa. E ogni anno mi frega. Sì perchè il Corpus Domini mi sconvolge il percorso del 714. Quest’anno avendo avuto la Pasqua il 24 aprile. Oggi, Corpus Domini, faceva caldo ed io col pullman deviato perchè il Papa va a S.Giovanni ho dovuto camminare molto, moltissimo. Sotto il sole. Che picchiava come un fabbro. Ah come ho lodato Dio nel tragitto.
E ti passai la chiave attraverso le sbarre, apristi la cella respirasti un po’ d’aria libera e mi lasciasti entrare.
Mia nonna mi ha detto con tono spregiativo “Come sei borghese”. Non nel senso di insulto che fanno i socialisti, ma è un insulto dall’alto. Da parte di una nobile. Ho sorriso, ho fatto due passi indietro mentali ed allora ho riso. Sì sono molto, davvero molto borghese.
Non ci penso mai. Ma sono laureato in Giurisprudenza all’Ateneo Federiciano. Ho studiato, nell’ordine: storia del diritto romano, istituzioni di diritto privato, diritto pubblico romano, diritto costituzionale, storia del diritto italiano, diritto internazionale, filosofia del diritto, diritto commerciale, diritto d’autore, diritto del lavoro, diritto dell’unione europea, diritto penale, diritto ecclesiastico, diritto amministrativo, papirologia giuridica, diritto romano, diritto civile, istituzioni di diritto romano, diritto processuale civile, economia politica, procedura penale, scienza delle finanze, finanza degli enti locali. Ho una laurea in queste materie. Ho quasi euforia ripensandoci. Sorrido, lo ammetto, rido.
Bene in realtà io amo la concezione della luce in Caravaggio, ben distante dal concetto di presenza di Dio di Plotino e i neoplatonici. Ammiro l’ostinazione del Vasari nella costruzione e nell’allestimento degli Uffizi. M’incute paura l’insania di Rosso Fiorentino, nei suoi santi dipinti come demoni. La tendenza alla solitudine di Edward Hopper, con le sue pennellate freddissime anche in luce piena. Jack Vettriano, contemporaneo che strizza l’occhio a Hopper ma ci mette più sesso. Tiepolo così veneziano ma così spagnolo. Ammiro davvero Tullio Crali con il suo “Incuneandosi nell’abitato” che mi fa venire le vertigini. Mi diverte Bansky. Il Pollaiolo il suo linearismo, che sembra riprendere il tratto dove l’aveva interrotto il Lippi. Domenico Fontana, architetto, e il suo complesso di Gesù e Maria, totalmente in abbandono ma ancora bellissimo. Koons e i suoi stupidissimi palloncini che mi mettono di buon umore. Fortunato Depero, ah se la pioggia fosse di bitter Campari. Gaudì in cui le strutture sembrano letteralmente colare dal cielo. Henry Janeway Hardenbergh disegnatore del meraviglioso Dakota Building a New York. Van Eyck, che con la pittura fiamminga è riuscita nel miracolo di amalgamare con l’olio personaggi e sfondi. Ma anche altro.
…papirologia giuridica, ti ringrazio per avermi fatto appassionare all’arte, quanto fuggivo da te, trovando ospitalità nella pittura, nel cinema, nell’architettura, nella poesia, nella scrittura.
Mi diceva sempre la mia professoressa del ginnasio che alcune domande sono molto più difficili delle possibili risposte. Per me è sempre stata una gran cazzata. Le risposte sono sempre più difficili delle domande; a domandare non ci perdi quasi mai nulla, il peggio può essere una risposta sgradita. A rispondere invece ci vogliono le palle. Anche perché è la risposta che da il senso alla domanda più che il contrario. Uno pensa: e se do una risposta sbagliata? Se deludo l’interlocutore? Se lo destabilizzo? Se mi destabilizzo? Se la risposta è esatta, poi sono pronto per una nuova domanda? Se chi mi ha fatto la domanda poi non sopporta la risposta? Se quella non era proprio una domanda, ma una constatazione? In questo caso si rischia addirittura di passare per stupidi. Comunque obiettivi futuri, dare più risposte e fare meno domande.
Ed una rosa s’apre tra mille in giardino
la statua di pietra di guardia al pruneto
all’antro segreto del biancospino.
Le altre attendono il sommo momento
un alito, il vento, lontano passante
laggiù sulle piante rinomina il verbo
e da solo rimango tra orti e pensieri
la nebbia dei ceri l’illumina a giorno
ricordi e speranze si mischiano in crasi
I vasi, mal tollerano la troppa terra
farfalle sull’erba senza conforto
poichè bocci son mille e sol’uno s’è schiuso
smarrito il confuso, lo taglio di netto.