I dadi
riprendo in mano il dado
lo tiro su dal sei
lo tengo stretto e scivola
sapone ma in pugno è cenere
scorre sul panno verde
con occhi sgranati e stupidi,
la folla mormora “è lei”
e io sorrido e cado:
rivedo il sei
per un secondo fioco
balugina in mente il tre
la sorte instabile claudica
fa caldo nella sala
tremo e temo l’uno
un quattro, un volo e gira
la folla beve e fuma
e il dado si consuma, la luce si muta in pira
una mano tra i capelli
la sento e ritrovo il sei
ma poi rivedo l’uno, ancora l’uno
la mano scorre, fuori fa quasi buio
rallenta il giro,
silenzio, s’arrestano le macchine
anche i profumi evaporano
i pensieri la sentono e s’aprono
socchiudo un poco gli occhi
ma cosa resta sul tavolo?
la sua mano ferma il dado
lo nasconde e lo guarda solo lei
poi con la voce al mio orecchio:
il tempo s’allunga in linea,
il cuore che in petto rotola…
“il sette l’impossibile!”
annunzia
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