Disastri Italiani, il Savoia in finale a SanRemo
Rispondo al festival con due mie proposte.
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Sono i monsoni
Ma quali monsoni? Siamo a Roma, è il cattivo tempo.
No, sono i monsoni.
Ma che siamo in Bangladesh?
Io non so dove sia questo posto, ma sono i monsoni. Franco! Bel cagnolino -con idiota voce dolce – bel cagnolino, paffutello, paffutello tenerello.
Signore ma quel cane è morto ed è in avanzato stato di decomposizione.
Ma non dica sciocchezze, Franco è un bel cagnolone forte!
Ma c’è un verme che si sta cibando avidamente del suo occhio, puzza pure.
No non puzza è che è vecchio e non tiene più i gas, è il suo modo per salutare la vita.
La vita l’ha già salutata ed i gas sono quelli della putrefazione e quelli non li tieni.
Comunque sono i monsoni, ma lei non è di Roma?
No, effettivamente sono di Napoli.
Ah, Napoli la città della malavita.
Il suo cane è morto e non potrà fare nulla per riportarlo in vita. Nulla.
E lei è un criminale?
Non ancora.
Mio figlio ha il posto fisso, è medico e guadagna molti soldi.
Neanche il figlio innaturale di Esculapio ed Ippocrate riporteranno in vita Franco, lo sa vero?
Mio figlio è anche socialista ma ha la porsche.
Effettivamente ora che guardo bene il suo povero cagnolino è martoriato da segni di pneumatici, ma di quelli grossi da 18′.
Io ho fatto il partigiano. Sparavo i fascisti di Salò.
Franco bel cagnolone! Bel cagnolone!
Ma allora vede che è vivo?
No è morto.
Sa Franco è l’unico mio amico da quando mi hanno rotto la fisarmonica. Mi tiene compagnia e mi difende dai Rumeni.
Italianu bastardu figlio di putana, voi sempre parlare di rumeni, suo cane morto.
Vede che lo dice anche il rumeno che il cane è morto?
Mentono, sono ladri e bugiardi come i napoletani. Una volta, quando ero vigile urbano, facevamo a gara a chi multava più macchine targate NA. Ora non ci vedo più bene altrimenti continuerei a rigarle. Franco, Franco ma perchè non rispondi? Franco, caro, caro, bello. Hai il nasone bagnato!
No è lei che sta accarezzando un muscolo, in quella parte la pelle è andata, non è un nasone bagnato, è un muscolo umidiccio.
Andiamo Franco, è arrivato il bus.
Oh Dio Santo, non so come sia potuto succedere, è sbucato all’improvviso e non sono riuscito a frenare il pullmann. Oddio che tragedia mi sento male, povero vecchio.
Una voce tra la folla intanto: Ma il cane è vivo! Salviamo almeno lui.
Sì è vivo, bel cagnolone – fece una signora avvicinandosi-
Si chiama Franco – interruppi io – ed è morto, ma già da un po’.
Ma non dica sciocchezze è vivo, si vede benissimo.
Si è vivo, maledetti monsoni che bagnano le strade e allungano i tempi di frenata.
Ma che dice è il cattivo tempo siamo a Roma, mica siamo in Bangladesh.
Mi accendo una sigaretta.
L’amore ci spinge all’impazienza e ci obbliga alla pazienza.
Sono sempre più convinto che questo sentimento sia il punto d’accordo dell’unica trattativa tra Dio e Satana andata a buon fine.
Io credo che le nostre responsabilità, intese come quelle del sistema occidentale, siano massime. La tragedia di Haiti, pur derivante da un fenomeno ingestibile, illumina nuovamente le nostre inadempienze nei confronti di popoli, stati, che soggiacciono sotto le esigenze dei pochi. Io amo il nostro modo di vivere, sono un alfiere della nostra cultura e di tutto quello che l’occidente ha prodotto. Dobbiamo però rinnovarci, smettere la ricerca dei nostri utili a tutti i costi per farci tutori di un benessere maggiormente diffuso, mettendo a disposizione ti tutti la nostra cultura e le nostre esperienze.
L’africa nostro bacino inesauribile di risorse e per questo coattamente tenuto barbaro e dipendente prima o poi morderà il freno e reclamerà i propri diritti, mettendo in crisi allora la pace in cui viviamo e che costa, ad altri, molto.
Assisteremo, quindi, ad una lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; sarà la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, sarà la lotta tra due secoli e due idee. Inevitabilmente troveremo genti decise ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra (non avranno nulla da perdere). Essi prima o poi muoveranno queste decisioni che l’onore, gli interessi, l’avvenire ferreamente imporranno, poiché un popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. E questo è inevitabile, poichè dalla mortificazione, lunga e subita, nasce un onore coriaceo e cieco.
Haiti ha svelato nuovamente un mondo che subisce ed uno che soccorre, così come fu per lo Sri Lanka, o per il Darfur, dobbiamo accorgerci che la nostra vita, paradossalmente, costa come quella degli ultimi. Perchè quando la vita degli ultimi costerà zero la nostra sarà a repentaglio, poichè chi non ha nulla da perdere è ben disposto a tramutare lo zero in un valore per un riscatto altrimenti inattuabile. Ed allora gli uomini bomba si moltiplicheranno e tutto quello che abbiamo costruito sarà irrimediabilmente incrinato, il mondo cercherà un nuovo equilibrio.
Per cronaca ho rubato in questo post alcune parole ad un altro. Che si conferma essere ancora attualissimo. Un maestro, come sempre.