scritto da Sanfedista il 30 novembre 2010,10:10
La compassione è la risposta spontanea dell'amore; la pietà l'involontario riflesso della paura.
scritto da Sanfedista il 24 novembre 2010,23:09
scritto da Sanfedista il 23 novembre 2010,23:23
δαίμων e violini in testa.
Ho un mal di testa che mi trapana il cervello. Forte, secco, implacabile. Così persistente da non permetterti di dedicarti ad altro, ma così obliante da renderti impossibile di dedicarti a lui. Non ho il mio salvavita: il Saridon della Bayer.
Quindi scrivo. Non fumo.
Porto Napoli con me in ogni momento. Le sue cicatrici sono le mie, i suoi capelli bianchi sulla mia testa, le sue rughe sui miei occhi. La città più decadente del XXI secolo, ora che Shanghai è diventata come New York e Adis Abeba fa schifo e basta.
La mia città è invero la più vitale d'Italia e la prova è che se ne discute sempre. Come ogni luogo splendido e fatiscente, la mia terra produce incredibili gamme di umanità: geni, opportunisti, rivoluzionari, criminali, eroi, artisti e truffatori. Sorrentino, Saviano, Bocchino, Nevruz, Muti, Di Lauro… Se si normalizzasse la situazione mi dispiacerebbe sinceramente. E' difficile smettere di essere sotto i riflettori. Si perde il privilegio di essere al centro dell'attenzione. Si smette di incuriosire. Roma chi produce? Milano? Firenze? Venezia?
Transeat.
Per tornare al mio mal di testa, scrivere ha alleggerito la pressione ma i pensieri non producono i mal di testa, che se ne dica. Sarà qualche piccola reazione chimica, allergica forse, neurologica.
Il mio bene a voi, che gli angeli ricoprano il vostro corpo.
scritto da Sanfedista il 16 novembre 2010,17:30
Ho una pistola. Non costringetemi a non usarla.
scritto da Sanfedista il 9 novembre 2010,23:57
Siamo a novembre. Ci sono le zanzare.
Vola piccola stronza. Con quelle ali che ronzano sibilando. Ma piove, la sera fa freddo e la notte arriva presto.
Ma lei esiste, e più cerco di capire questo paradosso e più lei ronza.
Mi desidera. Tutta la sua futile esistenza è compulsivamente incentrata nell'attesa della notte. Nell'attesa di raggiungermi di notte, trovarmi inerme, a lei totalmente disponibile, e di bere il mio sangue.
E' ossessionata dalle mie vene, dalla mia vita.
Millenni di evoluzione genetica l'hanno programmata per desiderarmi stanotte. Sono il suo Dio.
Le do la vita, posso toglierla e sarò impunito. Anzi è socialmente auspicabile che ad un certo punto mi possa venire voglia di liberarmi di lei uccidendola. Terminando la sua esistenza. Ponendo fine al percorso di un essere vivente. Con organi, mobilità, capacità riproduttiva e percezioni.
Si preoccupa di me molto di più di quanto farebbe un cane. Mi chiede un po' di sangue, al prezzo della consapevolezza che lei esiste solo in quanto io lo voglio. Esiste solo perché esisto io.
Non è importante quanto sei amato, è importante la certa consapevolezza che qualcuno dipenda da te, anche in maniera inconsapevole.
Al mondo esistiamo, d'altronde, in funzione della nostra percezione che hanno gli altri di noi. E la nostra felicità è proporzionale a quella che vediamo negli occhi degli altri quando ci guardano.
Ed allora non posso non amarla, magari solo per un secondo, quello prima di ucciderla.
(Martirio di San Sebastiano, olio su tavola (291,5×202,6 cm) di Piero del Pollaiolo, 1475, National Gallery, Londra)
scritto da Sanfedista il 4 novembre 2010,23:22
Capisco la straordinaria amministrazione: la lava, l'eruzione.
Capisco dei popoli l'evangelizzazione, cadere da sella – è la vocazione -.
Capisco il miracolo settembrino, il plasma la folla, il fazzolettino
Transigo su scippi, rapine, su mala, munnezza e la Tarsu
Ma poi mi dico: "Gennaro mio, San Paolo di Tarso,
che su queste cose girati di spalle mi sembrate ogni volta
gettatela or tanto uno sguardo alla porta.
Non è un gran portone, contiene un po'd'erba…
Evitateci, in perfida Albione, figure di merda".