Italia – Israele. errori del Premier
scritto da Sanfedista il 4 febbraio 2010,13:32
A questo punto mettiamocela noi una bella bomba nella metro. L’Italia da sempre ha tenuto un atteggiamento ambivalente tra Israele e Palestina. Con il cd.dossier "Moro" addirittura negli anni settanta l’Italia divenne una sorta di porto franco per terroristi arabi. L’Italia in pratica chiudeva un occhio sui depositi di armi dei palestinesi nel nostro Paese, a patto che i palestinesi non le avrebbero mai utilizzate contro di noi. In effetti, tranne Fiumicino, ma l’attacco era alla compagnia Israeliana El Al, l’Italia ha goduto di un lungo, ininterroto periodo di pax terroristica mussulmana. Lo stesso non è accaduto ad altri paesi, vedasi Germania, Inghilterra e ultimamente addirittura Spagna.
L’Italia ha quindi sempre strizzato l’occhio ai palestinesi, ben tollerati dall’intero arco parlamentare. L’MSI era pro-palestina, i comunisti furono storicamente vicini ad Arafat, i socialisti Craxiani pure: basti ricordare il caso Abbu-Abbas e la profonda amicizia che legava i leader, tanto da portare Arafat nel 1999 a proporre a Craxi un passaporto diplomatico per far ritorno in Italia, offerta poi cordialmente rifiutata dall’esule. Il PRI con il governo Spadolini non solo invitò, poi, Arafat in Italia nell’82, consentendo di entrare in parlamento con pistola e guardie armate di AK-47, tutto ciò con il placet della presidentessa Jotti, ma addirittura chiuse con i palestinesi importanti accordi economici.
La DC infine era esteriormente equidistante ma certamente più filo palestinese e questo non solo alla luce del "dossier Moro" succitato, ma anche per un fastidio storico nei confronti della popolazione Ebraica da parte dei cattolici; fino al ’62 nella preghiera del Venerdì Santo, l’Ebreo era aggettivizzato come "Perfido", Oremus et pro perfidis Judaeis, per l’appunto. In seguito modificata varie volte, la preghiera spera oggi in una più blanda conversione dell’ebreo. La DC certo quindi non era il primo sponsor nè degli ebrei nè dello stato di Israele.
Veniamo ad oggi. Berlusconi nella sua recente visita, durante il discorso alla Knesset, il parlamento israeliano, si è offerto non solo di diventare il migliore amico di Israele, proposta gioisamente accolta da Netanyau e dall’Iran, ma ha rilanciato, auspicando un’eventuale ingresso nella UE, questo è quantomeno fantasioso, visti i problemi che la Turchia sta avendo per l’ingresso pur essndo paese più titolato all’ingresso rispetto a Israele.
Il vero rischio però è che Berlusconi con questo atteggiamento non solo ha invertito la tradizionale rotta dello Stato, ma potrebbe aver incrinato alcuni equilibri che ci consentivano di prendere la metro fischiettando. Sono d’accordo che il terrorismo non debba in alcun modo condizionare la politica estera di un Paese sovrano, ma sarei felice di sapere qual è stata la contropartita per tanto sbilanciamento. Potrei accettare da cittadino una decisione simile, ma vorrei perlomeno conoscere le motivazioni che hanno spinto mr.B a farlo, così se il convoglio su cui viaggio dovesse clamorosamente brillare saprei a cosa la mia vita è stata sacrificata, e magari morirei più sereno con la certezza di aver contribuito al benessere nazionale.
L’Italia ha quindi sempre strizzato l’occhio ai palestinesi, ben tollerati dall’intero arco parlamentare. L’MSI era pro-palestina, i comunisti furono storicamente vicini ad Arafat, i socialisti Craxiani pure: basti ricordare il caso Abbu-Abbas e la profonda amicizia che legava i leader, tanto da portare Arafat nel 1999 a proporre a Craxi un passaporto diplomatico per far ritorno in Italia, offerta poi cordialmente rifiutata dall’esule. Il PRI con il governo Spadolini non solo invitò, poi, Arafat in Italia nell’82, consentendo di entrare in parlamento con pistola e guardie armate di AK-47, tutto ciò con il placet della presidentessa Jotti, ma addirittura chiuse con i palestinesi importanti accordi economici.
La DC infine era esteriormente equidistante ma certamente più filo palestinese e questo non solo alla luce del "dossier Moro" succitato, ma anche per un fastidio storico nei confronti della popolazione Ebraica da parte dei cattolici; fino al ’62 nella preghiera del Venerdì Santo, l’Ebreo era aggettivizzato come "Perfido", Oremus et pro perfidis Judaeis, per l’appunto. In seguito modificata varie volte, la preghiera spera oggi in una più blanda conversione dell’ebreo. La DC certo quindi non era il primo sponsor nè degli ebrei nè dello stato di Israele.
Veniamo ad oggi. Berlusconi nella sua recente visita, durante il discorso alla Knesset, il parlamento israeliano, si è offerto non solo di diventare il migliore amico di Israele, proposta gioisamente accolta da Netanyau e dall’Iran, ma ha rilanciato, auspicando un’eventuale ingresso nella UE, questo è quantomeno fantasioso, visti i problemi che la Turchia sta avendo per l’ingresso pur essndo paese più titolato all’ingresso rispetto a Israele.
Il vero rischio però è che Berlusconi con questo atteggiamento non solo ha invertito la tradizionale rotta dello Stato, ma potrebbe aver incrinato alcuni equilibri che ci consentivano di prendere la metro fischiettando. Sono d’accordo che il terrorismo non debba in alcun modo condizionare la politica estera di un Paese sovrano, ma sarei felice di sapere qual è stata la contropartita per tanto sbilanciamento. Potrei accettare da cittadino una decisione simile, ma vorrei perlomeno conoscere le motivazioni che hanno spinto mr.B a farlo, così se il convoglio su cui viaggio dovesse clamorosamente brillare saprei a cosa la mia vita è stata sacrificata, e magari morirei più sereno con la certezza di aver contribuito al benessere nazionale.
categoria: Tag:iran, israele, terrorismo
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Mi viene in mente una vecchia battuta sentita in un documentario sulla politica estera italiana dell’epoca… Moglie americana ed amante araba… ci stava…
Commento di donburo — 4 febbraio 2010 il 13:37