scritto da Sanfedista il 28 ottobre 2009,00:00
Mi dispiace ma non si torna indietro, solo i cretini cambiano facilmente opinione ed allora la coerenza in questo caso è onore. Una promessa è una promessa anche se tutte le condizioni non ci sono più, anche se nel futuro non sarà mai più. Ma io ci sono sempre, come un ronzio sempre più lontano, ma persistente, come un bagliore in un mattino di sole, impalpabile. Forse ora più che mai.
Siamo ad un bivio e l’intolleranza è l’unica soluzione, l’unica selezione può essere basata sulla stirpe, perchè il resto è troppo congetturale ed il mondo ora ha bisogno di semplicità, di riconoscibilità, c’è ignoranza in giro e va alimentata con altissimi concetti già metabolizzati per tutti. Il mondo ha bisogno di rassicurarsi mettendo nell’urna la scheda bianca.
Per me solo rami legati insieme ed il bagliore di scure su un lato.
scritto da Sanfedista il 26 ottobre 2009,22:09
"Quello Roberto Giacobbo c’ha la terza media"
scritto da Sanfedista il ,21:42
Chi lo mangia il mon cherì?
Ma chi lo compra? Chi? Ma di che sa davvero il mon cherì?
scritto da Sanfedista il 21 ottobre 2009,20:03
…è morto nel bocciolo della vita. Eh tu -rivolta alla serva- cosa fai lì impacciata, non si lava così, stupida, ti si deve insegnare tutto, maledetta…
scritto da Sanfedista il ,00:15
Kjell masticava lo snuss, quello essiccato all’aperto nelle regioni del Mälardalen. Lo teneva intrappolato tra il labbro superiore e le gengive. Il suo tabacco era solo quello, mai una sigaretta.
Charles Perrault, due ponti sotto, fumava l’ennesima gauloises senza filtro, preso com’era dalla ritinteggiatura del passamano non s’accorgeva della cenere che come neve riscaldata si staccava dalla sigaretta adagiandosi tra i bottoni della sua pea jacket. Un giorno ad Anversa gli avevano chiesto se fosse parente dello scrittore. Tiro mancino per uno con la terza elementare. Chiese un’altra birra, pensò che lo stesse sfottendo e lo riempì di botte.
In sala macchine Tok, mormorava antiche nenie in Pa-Heng, nenie che parlavano di come il suo popolo fosse stato creato da una rana e di come si tornava al mondo 13 giorni dopo la morte. Ed intanto mentre rideva pensando a tutti quelli che aveva truffato nel suo paese, appoggiava la sua pipa vietnamita sulla caldaia, facendo ardere un po’ di più il tabacco nel fornellino.
Sulla tolda il giovane marconista malediceva il padre e la scuola navale di Genova e osservando il mare calmo pensava stesse sprecando la sua vita. Il primo ufficiale gli allungò un toscano ed il cerino s’immolò al buio per un istante.
In cabina il vorstenlanden scivolava docile nella cartina, prorogando l’insonnia del vecchio fiammingo, la foto dell’americana era sopravvissuta anche al sale del mare. Magari era morta, lui la immaginava schiacciata in un ascensore coi fili spezzati ed allora si sentiva un meglio e magari dormiva anche un po’.
5 gradi a dritta, 5 mani, pesano come mille in un’ora del genere o come mezzo in una buona giornata. Ma quella notte anche il buon Dio del mare fumava ed in una boccata di nebbia tutto scomparve, come un trucco riuscito, il silenzio nel momento della morte fu interrotto solo dal suono di una fiamma spenta nell’acqua, un sibilo, e di nuovo silenzio.
scritto da Sanfedista il 19 ottobre 2009,17:21
…e ho capito che se un niente basta ad affliggerci è anche vero che un niente basta però a consolarci…
lo sai no?
scritto da Sanfedista il 18 ottobre 2009,22:51
Ho appena innescato la sveglia.
Magari domani mi sveglio e la tropicalizzazione porterà i monsoni a Roma ed io finalmente farò il mio, salvando il quartiere grazie alle nozioni divorate dal "Manuale delle Giovani Marmotte vol 3" -quello con Ciccio in copertina- nella parte subito dopo il capitolo sui barbiturici. Magari. Oppure saranno semplicemente le 7.15, ma fanculo ai monsoni, che poi sul manuale non era neanche spiegato tanto bene, però a ripensarci magari quello sui barbiturici…buon lunedì.
scritto da Sanfedista il 14 ottobre 2009,11:01
…l’unica cura per la solitudine è la rabbia, solo che poi questa non conosce antidoti. Ed allora i più preferiscono rimanere soli e mansueti, piuttosto che folli.
scritto da Sanfedista il 12 ottobre 2009,19:50
La vecchia zia è il livore fatto donna vecchia. La vecchia zia è un punto di vista inacidito sul mondo. E’ una rubrica nella quale lei potrà scrivere ciò che vorrà, commentando con parole sue accadimenti del mondo. Io l’ho conosciuta qualche hanno fa, era la presidentessa di un’associazione promotrice di barriere architettoniche. Da ieri l’ho convinta a scrivere sul blog.
scritto da Sanfedista il 11 ottobre 2009,22:07
Quella era un’operazione da poco, un nonnulla, una semplice plastica al seno, e invece è: RIMASTA SOTTO AI FERRI. SOTTO AI FERRI.
(nella foto la vecchia zia che rovina il compleanno della primogenita)