consiglio del giorno

scritto da Sanfedista il 2 giugno 2008,00:12

…quando parti cerca di scordare sempre qualcosa, ne ricercherai un’altra alla destinazione, ma saprai di possederla già altrove.

Umberto D’Aniello ©

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consiglio del giorno.

scritto da Sanfedista il 30 maggio 2008,21:02

Libertè, Egalitè…JET PRIVE’!

Fidatevi di un amico…

 

Se lo dice lui. La pietà dei quotidiani Patri.

scritto da Sanfedista il ,10:32

Manganelli (capo della polizia, nomen omen):"In Italia non esiste certezza della pena".

Tutti i quotidiani sulla notizia. Evviva il giornalismo di inchiesta:

Quello che ha portato avanti la battaglia sulle pessime condizioni carcerarie ed ha inneggiato all’indulto (ricordo un pezzo su Repubblica). Quello che ora chiede la grazia per la povera Franzoni (la maledetta infanticida). Quello che tre giorni fa ha urlato al "DAGLI AL FASCISTA!!!". Quello che ha fatto trasmissioni -primo piano su raitre- denunciando un "clima favorevole al ritorno di certi rigurgiti" e poi si scopre che l’autore era coMMunista e nel raid c’era pure un negro*, insomma evviva i nostri giornalisti che mettono sempre in difficoltà gli intervistati! Sappiate che un qualsiasi politico vuole conoscere in anticipo le domande che gli verranno fatte (proprio come negli states -ironico-).

Insomma viva il coraggio di questi paladini dell’informazione.

* Negro, non è spregiativo, considerarlo offensivo è una moda tutta attuale, pari a quella che traduce immigrati in "migranti". Negro deriva dal latino Niger, Nigra, Nigrum, che sta per nero. Loro come ci chiamano? Bianchi. Io avrò il diritto di chiamarli Negri? Oppure come al solito l’ipocrisia verbale di questa italietta vale più del concetto espresso?

Regole auree per un gentiluomo.

scritto da Sanfedista il 29 maggio 2008,16:27
  1. Non si guarda allo specchio fuori dal proprio bagno.
  2. Non indossa una cravatta regimental su di un gessato.
  3. Abbina le scarpe alla cintura (il dramma è che è sempre meno scontato).
  4. Legge in treno e non attacca bottone con nessuno, se non per spirito antropologico.
  5. Non dedica i libri che regala, lo fa solo l’autore, al massimo allega un biglietto.
  6. Non si sfila la cravatta e se la mette nel taschino.
  7. Evita accuratamente di apparire in fotografie.
  8. Non chiede mai un numero di telefono ad una donna, lascia il suo.
  9. Se in auto i compagni di viaggio s’inerpicano in conversazioni noiosissime alza delicatamente il volume dell’autoradio.
  10. Fuma se può, se non può non giochicchia con l’accendino.
  11. Mostra interesse per i primi dieci minuti di una conversazione, trascorsi i quali è assolutamente autorizzato a disinteressarsi drammaticamente ed evidentemente, qualcuno deve pur spiegare al mondo che dieci minuti bastano ed avanzano per farsi un’opinione pressappoco completa su una persona.
  12. Va al teatro perlomeno 3 volte l’anno, il cabaret non vale ovviamente.
  13. Non allude agli amici di eventuali prestazioni sessuali, al massimo le descrive.
  14. Non usa i-pod. La tecnologia per il gentiluomo si ferma all’ESP della macchina.
  15. I fiori li fa sempre mandare, non si portano ne tantomeno si acquistano in numero di 1 dal venditore per la strada…
  16. Il gentiluomo non urla mai.
  17. Il gentiluomo schiffeggia una donna solo se scoperto un tradimento.
  18. Il gentiluomo non emana alcuna forma di odore.
  19. Non piange mai.
  20. Guarda le donne con tenero distacco.
  21. Il gentiluomo smette di essere gentiluomo solo quando è in posizione verticale, a quel punto tutto è concesso.

31 gradi.

scritto da Sanfedista il 28 maggio 2008,10:53

Napoli, ore 10.52, temperatura 31 gradi. Si preannuncia un’estate calda.

Dal 3 giugno sarò a Roma, mi trasferisco.

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…jongleur…

scritto da Sanfedista il 27 maggio 2008,00:25

Chi sa un po’ di francese avrà capito di cosa si parla.

Tralasciando le retoriche di poca misura sulla maschera, sul trucco, sull’illusione, sulla cera che infondo non nasconde ma esalta. Mi concentro ora sulla follia e quanto essa infondo sia servile.

Si perchè se noi siamo caricatura della vita, se ci chiediamo troppo spesso troppe cose e fatichiamo a trarne risposte soddisfacenti è altresì vero che al termine di tutto la luna scorre comunque e porta chiarezza anche dove non guardiamo. Ed allora il nostro compito forse è cercare di non dare criterio alla follia, di trovare il cuore e asservirlo alla nostra convenienza.

La follia è servile perchè ci torna utile quando ne abbiamo bisogno, perchè la follia ci rincuora molto di più di quanto la sapienza ci consola.

Io infondo ho vissuto una vita discretamente articolata. Ho amato drammaticamente, ho tradito, ho sofferto e me ne sono compiaciuto, ho posseduto menti e persone, ho sconvolto corpi e abbattuto sicurezze, le mie incluse. Ho scommesso varie volte e quasi sempre ho vinto. Mi sono alzato spesso dal tavolo con più di quanto mi fossi seduto, quasi sempre riflettendoci.

Marc Chagall, Le Jongleur, 1943.

La cosa che non mi torna mai è quanto in realtà io abbia avuto potere sulle mie scelte. Riflettendoci ho sempre preso il primo premio con il minimo della puntata e più premevo affinchè le possibilità di vittoria aumentassero meno ho raccolto.

Credo sia una sorta di caratteristica costante della mia vita. Il meno impegno ha sempre pagato meglio. Ed è questo che mi sconvolge stasera. Il mio impegno non paga quasi mai. Ed allora davvero credo che la burla sia il modo migliore di intendere la mia vita.

E se queste parole paiono dettate da un momento confuso, in realtà mi viene da pensare che portino la saggezza della follia consolatoria e quindi rechino con se la massima verità.

Quando ho pensato di fare errori, di lasciar correre, il conto è stato davvero benevolo. Certo avrò leso qualcuno, la cosa non è secondaria, ma perlomeno ho salvaguardato me stesso. Se quindi, in amore, mi incaponisco nella rettitudine più costante non faccio feriti ma perdo le battaglie.

Ecco perchè potrei scomodare il termine maledizione, poichè io in assoluto sono destinato alla vittoria solo a scapito di qualcuno, non riesco mai a vincere con qualcuno. Vinco, lo faccio quasi sempre, ma le perdite sono sempre elevatissime. Senza sangue, senza lesioni io alla fine perdo. 

Quando vinco mi ritrovo soddisfatto ma un po’ crudele.

Sì perchè riflettendo la maledizione è propio questo, ottenere qualcosa scendendo a patti.

La follia allora servile si veste di nuovo con il suo abito sgargiantissimo ed appare sulla scena a reclamare la libbra di carne o a tendere un fiore al pubblico, ed io la assecondo e mi trovo nuovamente tra i vincitori, ma a quel punto non guardo indietro, mai, troverei la logica di tutto ma la contropartita sarebbe la conoscenza, ed a me questo non interessa, poichè conosco la mia maledizone e forse finirei per non cadere in piedi come sempre.

Queste poche parole di stasera ovviamente hanno un destinatario, no, non sono io, ovviamente.

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la vita è bizzarra.

scritto da Sanfedista il 26 maggio 2008,18:26

Se me lo avessero detto io non ci avrei mai pensato. Non lo dico come si dice per circostanza.

Io credevo che le cose piano piano tendessero al meglio, credevo che la vicinanza avrebbe reso noi un po’ più forti, che i nostri caratteri si sarebbero cercati un po’ di più, ed avessimo costruito un giorno fatto di piccole abitudini, di piccoli riti.

Ti ho conosciuta, e mi sei piaciuta, ed ho la tracotanza di pensare che fossi l’uomo adatto a te, perchè con un po’ di cinismo ed un po’ di ironia parlavo al futuro e energicamente vivevo quello che provavo.

Io non ho storicamente rimpianti, stupori si, e credo che sia una peccato non avermi conosciuto meglio.

Bene, il cinismo evidentemente paga.

Quando si è senza parole bisogna tacere.

"Una finta sul ring".

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consiglio del giorno.

scritto da Sanfedista il 16 maggio 2008,10:09
Non tornare mai dove si è stati felici.
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…semplicemente fiori…

scritto da Sanfedista il 15 maggio 2008,16:53

I fiori sono regali agonizzanti. Questo mi ha detto un po’ di tempo fa un persona speciale. E t’avvedi che la bellezza che alcuni colgono, per altri è solo sadismo impacchettato.

Io non ho maturata un’opinione ma non avendo roseto temo che per me l’unica salvezza sia commettere omicidio per trarre bellezza.

Freccia del sud.

scritto da Sanfedista il ,11:36

Io l’ho preso. E’ un treno che va da Agrigento Centrale a Milano Centrale, è il treno che ha la maggiore percorrenza in Italia, 1600km, e li percorre il 22 ore -lo stesso tempo che impiegai per andare a Auckland- è un espresso. Puzza ancora oggi di Italia, di emigranti che lasciano le magiche terre e senza voltarsi indietro stringono negli occhi chiusi un addio dettato dalla necessità.

Io l’ho preso, era dicembre ma c’erano trenta gradi, gente che dormiva in corridoio, i bagni rotti e un carrellino che arrancava più dell’espresso. Per 3500 lire presi una birra calda, l’unica bevanda rimasta. Lo presi di notte per arrivare a Milano la mattina presto. E’ un treno che ad ogni curva sferraglia, un treno dove calabresi, siciliani e campani parlano tutti la stessa lingua.

Sono i più poveri, quelli che l’eurostar è un lusso, quelli onesti. Solo un vagone cuccette e su ogni cuccetta 2 persone, per risparmiare. La freccia del sud era giornaliero, poi divenne trisettimanale, pensavano alle Ferrovie che oramai l’epoca fosse finita, pensavano che per arrivare su al Nord oramai si scegliesse altro. Invece ora  viaggia 5 giorni a settimana, di nuovo.

Ero in uno scompartimento con un vecchio nonno, due giovani che proseguivano per la Germania e due amici. Io all’epoca pensai che stavo vivendo un’esperienza tragica, maledissi la scelta, pensai: se prenotavo prima trovavo il volo o l’eurostar ed invece ora sulla seconda della freccia del sud.

Ora no, ora ho capito che quel treno gronda rispetto e dignità e quando passa nelle stazioni la gente dovrebbe tacere e riflettere che passa l’Italia che fa di tutto per tirare avanti, quasi andrebbe preteso l’attenti.

Io non ho proseguito per Francoforte, per Liegi o per la Svizzera, mi sono fermato a Milano, ma molti alle 7.00 scesero e avvolti dal gelo cambiarono convoglio, senza un fiato senza un lamento.

E l’amarezza del vecchio nonno in scompartimento quando mi disse che il treno era ed è chiamato al nord  "la feccia del sud" mi conduce alla nausea che neanche la birra calda mi aveva regalato.

Cinquant’anni di sangue e calli, di testa bassa, di silenzio e faticare ed ora ancora il treno è affollato, ancora l’italia non garantsce dignità, lavoro e futuro al Sud.