Il Coraggio, la viltà.
…avrei scritto di altro oggi, avevo tutto pronto, ben organizzato nella mia mente; rimandato, parliamo della viltà e del Coraggio…
E’ morto un sottufficiale Italiano, ammazzato da un uomo bomba.
Coraggio e vigliaccheria li avete già attribuiti, avete letto tre righi e chiaro si è già definito chi sia il vile e chi il coraggioso.
Lo stigmatizzo però. Non voglio essere retorico, il risorgimento è finito, sono freddamente realista. Un uomo, un vile, ha deciso che il miglior modo per combattere una guerra sia quella di ammazzare più persone possibili, prevalentemente inermi, all’innaugurazione di un ponte. Un ponte, quello che da sempre è sinonimo di pace e fratellanza, bambini morti, sei, la speranza. E’ ancora più chiaro, ora, chi sia il vile; scopriremo, però, nel corso della giornata che la viltà bagna anche altri, qui in Italia.
Farsi saltare in aria, continuando, è eroico o criminale, dipende dagli obiettivi, se avesse colpito una colonna di blindati avrei potuto forse capire, i civili no, mi dispiace non c’è, per me, maggior tormento. Apro un inciso, in genere non amo chi al posto di combattere faccia a faccia si uccide per colpire, ma è una visione personale che può non essere condivisa.
Il coraggio è del Maresciallo, aveva capito quello che stava per succedere, riusulta dai testimoni, e cosa ha fatto? Non si è nascosto sotto un carro; non si è buttato a terra; ha accettato un rischio, quello supremo, lo ha fatto ed è morto per altri. E’ un militare, lo aveva messo in conto ed era evidentemente stato ben addestrato, perchè ha fatto quello che si richiede ad un soldato, difendere l’obiettivo a costo della vita. Non ci ha pensato su due volte; l’ordine era difendere la popolazione da eventuali attacchi; testa bassa, un bacio alla Signora, un urlo in gola forse, un ultimo pensiero agli amori ed è morto così, con l’orgoglio di onorare fino in fondo una scelta, una promessa fatta al Tricolore.
Può sembrare retorico, forse lo è, ma non ci riuscivo, dovevo dirlo e sono stato in grado di dirlo così. Ora crocefiggetemi per questo.
Andiamo avanti, altri vigliacchi.
Ho letto il commento dell’uomo che voleva Lenin in Italia: "Via dall’Afganistan". Vorrei averlo qui, gli chiederei alcune cose, non lo ho, le chiedo allora a voi: le forze armate dove dovrebbero essere impiegate? Al picchetto d’onore alla salma di Togliatti? Alla costruzione di campi profughi? -lo fanno- Dovrebbero forse essere forze disarmate? Colpirebbero gli attentatori con cosa? Il libretto rosso di Mao magari, ma sopratutto, (questa è la domanda) cosa c’è di più pacifico che morire per salvare la vita di inermi bambini?Mi risponda, La prego, rispondetemi.
"Via dall’Afganistan", non riesco proprio a mandare giù questa frase, non oggi, non dopo che un altro soldato è morto in Afganistan, sarebbe tradirlo, sarebbe dirgli "Maresciallo la tua morte è stata inutile, quello per cui sei morto non merità più di essere combattuto". Potrebbero dirmi la sua morte potrebbe servire a far ritirare gli altri ed a salvare altre vite. Mi dispiace signori, non è così, era un soldato, come lui gli altri; loro lo mettono in conto di morire dal momento in cui prendono le stellette, è la loro scelta e va rispettata, onorata.
Tornare indietro, parlane oggi, è da vigliacchi è da iene, da chi evidentemente non ha cari i giuramenti, da chi pretende di scegliere anche per i morti, magari seduto ad un banco ad incassare quello che un maresciallo non vedrà mai.
Coraggioso Daniele Palladini, che la terra ti sia lieve.